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economia

Quanto vale il patrimonio (non finanziario) dell’Italia (e degli italiani)? Quasi 9600 miliardi di euro

L’Istat ha pubblicato per la prima volta la stima del valore delle principali attività non finanziarie detenute dalle famiglie, dalle società e dalle amministrazioni pubbliche. Si misura il valore degli immobili (residenziali e non residenziali), degli altri beni di capitale fisso, sia materiali (impianti, macchinari, mobili, mezzi di trasporto, apparecchiature ICT, armamenti), sia immateriali (in prevalenza, software e ricerca e sviluppo) nonché dei terreni agricoli. Per completare la stima del patrimonio di attività reali del Paese, mancano alcune componenti sul cui valore non si hanno informazioni sufficienti, in particolare opere di ingegneria civile, monumenti, scorte delle imprese e oggetti di valore. In sostanza parliamo del patrimonio degli italiani

Quindi se sommiamo il valore di abitazioni, immobili non residenziali (pari al 55% del totale) ma anche macchinari, mezzi di trasporto, apparecchiature elettroniche (Ict), bestiame, animali, terreni agricoli, prodotti di proprietà intellettuale (software e banche dati) otteniamo la cifra di 9600 miliardi di euro. Circa l’88% di tale valore è costituito da immobili: quelli residenziali pesano per circa il 62% e quelli non residenziali per quasi il 26%. Gli altri beni di capitale fisso, materiali e immateriali, rappresentano poco più del 9% e i terreni agricoli pesano per circa il 3% del totale.

 

Chi detiene la ricchezza? Le famiglie detengono più del 90% del patrimonio residenziale complessivo. Il valore dello stock abitativo è quasi raddoppiato tra il 2001 e il 2011 o passando da 3.268 a 6.245 miliardi.  Il tasso di crescita è stato particolarmente sostenuto sino al 2008, con un incremento medio annuo del 9%. Tuttavia negli ultimi due anni (2011 e 2013) la discesa dei prezzi sul mercato immobiliare residenziale ha indotto una riduzione del valore medio delle abitazioni, con una conseguente contrazione del valore della ricchezza abitativa (-3,5% nei due anni).

Oltre il mattone e gli uffici. Lo stock degli altri beni di capitale fisso diversi dagli immobili include sia attività materiali (quali impianti, macchinari, mezzi di trasporto, apparecchiature ICT, mobili, armamenti), sia immateriali (in prevalenza software e ricerca e sviluppo). Il valore di tale stock è risultato in aumento fino al 2008 (con un incremento medio annuo del 4,3%) segnando poi una variazione nulla nel 2009, frutto della forte caduta degli investimenti registrata in corrispondenza della crisi economica. In tale anno il valore dello stock di altri beni di capitale fisso è diminuito in tutti i settori, con l’eccezione di quello delle Amministrazioni pubbliche, interessato da una crescita sostenuta delle spese per sistemi militari. Nel 2010 si è registrata una moderata risalita del valore dello stock, proseguita a ritmo via via più ridotto negli anni successivi. La caduta degli investimenti del 2012 e 2013 ha determinato, per quest’ultimo anno, una nuova riduzione del valore dello stock degli altri beni di capitale fisso (-1,2%).

I terreni agricoli.  La quasi totalità del valore dei terreni agricoli è di proprietà delle Famiglie Il valore dei terreni agricoli presenta una crescita contenuta dal 2005 al 2008 (+1,5% medio annuo), resta quasi invariato nei due anni successivi per poi diminuire a partire dal 2011; nel 2013 il calo è pari all’1,1%. L’andamento degli ultimi anni è influenzato sia dalla diminuzione della superficie coltivata, sia dalla riduzione dei prezzi registrati sul mercato fondiario, conseguente alla crisi economica. L’88% del valore totale dei terreni agricoli è detenuto dal settore delle Famiglie: si tratta essenzialmente dei terreni utilizzati dalle piccole aziende agricole per lo svolgimento della propria attività produttiva. La quota di proprietà delle Famiglie consumatrici (17% del totale nazionale) si riferisce a terreni dati in affitto ad altre unità istituzionali nonché agli orti familiari, ossia ai terreni coltivati dalle famiglie per autoconsumo.