Ottocento miliardi di euro spesi e 330 recuperati. Sembra essere questo il bilancio degli oneri sostenuti dall’eurozona per salvare le banche negli anni della grande crisi finanziaria,ovvero tra il 2008 e il 2014. Le cifre si desumono da un articolo contenuto nell’ultimo bollettino della Bce, dedicato a valutare, per l’appunto, l’impatto fiscale degli interventi a sostegno del settore finanziario negli anni della crisi. L’ammontare degli 800 miliardi rappresenta l’8% del Pil di eurolandia mentre «la porzione dei costi lordi cumulati delle misure a sostegno del settore finanziato che è stata recuperata attraverso la rivendita di attività e di altre entrate varie, connesse alle attività acquistate e alle garanzie concesse (come dividendi, interessi attivi e commissioni) rappresenta solo il 3,3% del Pil».
Fra i Paesi europei è l’Irlanda ad aver sostenuto il costo più alto per il salvataggio delle proprie banche, con costi fiscali netti pari a poco più del 30% del Pil 2014. Costi importanti sono stati sostenuti anche da Grecia, Cipro e Slovenia, con valori attorno al 20% del Pil, mentre per Italia e Francia il salvataggio delle banche si è rivelato quasi un affare, con costi fiscali netti pari a 0 e con un miglioramento dei conti pubblici dello 0,1%
Tratto da Il Sole 24 ORE del 18/09/2015, pagina 35