Vagabondi, sporchi e ladri, quando si parla di nomadi le generalizzazioni e i luoghi comuni si sprecano. Dalle notizie diffuse intorno al mondo di rom, sinti e camminanti in Italia sembra che siano milioni, che dietro i piccoli crimini ci siano loro (con la variante immigrato dietro l’angolo), che vivano accampati nei luoghi più inospitali e insalubri delle città italiane.
Il fenomeno conta realmente numeri da invasione? Forse no. Infatti stiamo parlando di una comunità che conta 150/170 mila persone, più o meno la popolazione della Locride. Potrebbero tutti comodamente assistere ad una partita di calcio nello stadio Rungrado May Day di Pyongyang. Le comunità di rom, sinti e camminanti in Italia sono lo 0,23% della popolazione e sono uno dei gruppi più piccoli d’Europa; in Francia ad esempio si stima ne vivono 350 mila (0,5% della popolazione d’Oltralpe), sono più o meno i turisti che in due settimane hanno visitato la Sacra Sindone a Torino. In Spagna la cifra sale, anzi si duplica, arrivando a 700 mila persone di etnia rom e sinti (1,7% degli abitanti).
Parlare del fenomeno dei nomadi impone l’uso di parole come “stime”, “circa”, “sembrerebbe”. Una delle difficoltà maggiori è che le ricerche e le statistiche sull’argomento si basano su un dato etnico, quindi sensibile. Gli zingari, oltre che gli ebrei, sono infatti stati censiti e deportati nei campi di sterminio nazisti. Parlando quindi di questo argomento si riapre una ferita. E in Italia doppiamente, infatti il Paese ha commemorato per la prima volta il Porrajmos, l’Olocausto di rom, sinti e camminanti (500.000 vittime), solo nel 2009.
Secondo problema per i ricercatori è tenere il passo con il continuo andirivieni dei nomadi europei, con la presenza di quelli “storici” e di quelli “invisibili” che sono in transito nel nostro paese. I dati nell’infodata fotografano quindi questo fenomeno in evoluzione e sono il frutto delle stime stilate da associazioni, istituzioni e enti che si occupano dei nomadi. In molti pensano che i rom siano solo quelli che vivono nei campi, nelle baraccopoli, nei prati e nei parchi in condizioni di povertà e di scarsa igiene. Invece la maggior parte di rom e sinti presenti in Italia, circa 100/80 mila, abitano in case e appartamenti tradizionali. Inoltre 70 mila sono cittadini italiani.
È il caso delle comunità di antico insediamento, in Italia da 700 anni, come i sinti e rom abruzzesi (5.000), i camminanti siciliani, e le grandi comunità calabresi (10.000). Antica discendenza e un tetto sulla testa per questi “nomadi”. Come si può notare i numeri riportati nei grafici per queste regioni sono dei dati più contenuti, in queste zone i rom e i sinti sono meglio integrati e essendo per il 90% italiani non risultano nelle statistiche sulla presenza rom in Italia. Queste persone sono difficili da monitorare, rintracciare e tendono per la maggior parte a non pubblicizzare la loro etnia visti i pregiudizi ancora esistenti nei confronti degli zingari nel nostro paese.
Marcello Zuinisi, il rappresentante legale di Nazione Rom, associazione nazionale che si occupa di promuovere l’integrazione e l’inclusione di rom, sinti e camminanti, ritiene che le difficoltà di stima e monitoraggio della presenza di nomadi in Italia siano legate a delle carenze giuridiche e ad una certa volontà politica. «Lo Stato italiano, l’attuale governo in modo marcato, non si impegna affinché ci sia chiarezza sui rom» sostiene Zuinisi. «Ci sarebbe un ufficio contro le discriminazioni razziali (UNAR), istituito nel 2003, che dovrebbe monitorare la presenza rom e l’applicazione della Strategia nazionale d’inclusione dei rom, dei sinti e dei camminanti in attuazione della comunicazione della Commissione europea n.173/2011. Però solo la Liguria ha creato un tavolo istituzionale che ha coinvolto i rom come componente attiva delle contrattazioni per migliorare l’integrazione e le condizioni di vita di rom e sinti (ndr. Sono 10 le regioni che hanno varato i tavoli di inclusione di cui parla il presidente di Nazione Roma, per la precisione sono stati varati in Umbria, Toscana, Emilia Rimagna, Molise Marche,Piemonte, Calabria, Campania, Lazio e Liguria. Solo in quest’ultima però ha rispettato gli schemi imposti dalla Strategia di inclusione).
Perché questa carenza di impegno secondo lei? «Intorno ai rom e ai fondi che la Comunità europea destina per l’integrazione e l’inclusione dei rom in quanto minoranza si sta creando una seconda Mafia Capitale. Adesso i fondi vengono gestiti da associazioni e uffici, non dalle comunità rom e sinti, un po’ com’è avvenuto e come avviene per la questione immigrati insomma. E stiamo parlando di grosse cifre che possono fare gola».
I fondi di cui parla Zunisi sono quelli stanziati dall’Unione europea dal 2007 al 2013, si tratta di 28,8 miliardi di € tra i finanziamenti del Fondo europeo di sviluppo regionale e del Fondo sociale europeo. Altri 8,3 miliardi sono giunti attraverso il Fondo per lo sviluppo rurale. Nel nuovo piano FES 2014-2020 la cifra destinata all’Italia è salita a 32 miliardi di euro e secondo quanto stabilito dalla Commissione europea lo Stato dovrà destinare il 20% della cifra per promuovere l’inclusione sociale e combattere la povertà, quindi anche per contribuire all’integrazione della minoranza rom. Un altro miliardo circa sarà destinato alla questione rom dal FESR.
Eleonora Aragona
@EleonoraAragona
giornalista freelance
L’autrice del testo e dell’Info Data ha frequentato: Master full time Comunicazione e Media Digitali e Master part time Informazione Multimediale e Giornalismo Economico del Sole 24Ore.
Ps. Sono d’obbligo alcune precisazione rispetto i dati mostrati nelle infografiche. Innanzitutto vista la difficoltà nel reperire numeri sulla questione rom potrebbero esserci delle imprecisioni sull’effettiva popolazione nelle città o nelle regione. Segnalateli e aggiorneremo le mappe. Secondo punto, come si potrà notare nel caso dell’Abruzzo e di Pescara potrebbe sembrare strano che in Regione non ci sia il dato e a Pescara invece la presenza sia di 2000 persone. In tutto l’Abruzzo in realtà vivono circa 5000 rom e sinti, ma non esistono campi nomadi. Ecco spiegata quella che potrebbe sembrare un’incongruenza.
Per Valle d’Aosta, Friuli Venezia Giulia e Molise non siamo riusciti a capire quale sia la città più popolata da rom, sinti e camminanti.