Uno spettro si aggira per l’Europa ed è quello della demografia.
Un recente report Eurostat mostra la situazione in Europa per quanto concerne la distribuzione della popolazione, concentrandosi sugli anziani. Che l’Italia fosse un paese per vecchi, lo si sapeva. Che l’Italia fosse un paese con un’aspettativa di vita alla nascita tra le più alte al mondo, pure.
Ma qui la lente di ingrandimento va un po’ più a fondo, mostrando i dati che concernono gli over80.
Sono 27 milioni le persone che hanno superato gli 80 all’interno dell’Unione Europea, con un aumento notevole nel corso di 10 anni: +7 milioni dal 2005 al 2015.
La questione non è banale se la si collega al benessere delle persone, alla qualità e necessità di servizi per gli anzini o, per dirne una, al costo di sistemi pensionistici che devono soddisfare i bisogni di molte persone anziane e che rimangono anziane per sempre più tempo.
Sia chiaro, in sè è una buona notizia: per l’Italia, nel 2004 chi aveva 80 anni poteva aspettarsi di vivere, in media, altri 7,7 anni E questo numero è aumentato a 8.8 nel 2014, con un incremento di 1.1 anni, decisamente significativo in un orizzonte temporale limitato.
La percentuale di over80 sul totale della popolazione in Europa, al 2005, è rappresentata da questo grafico:
L’Italia, allora, non era tra i paesi con la percentuale più elevata. Se, però, guardiamo ai dati del 2015, il quadro cambia e significativamente:
Eccoci in pole position, con una bella notizia dal punto di vista della salute (senz’altro), ma anche diverse questioni aperte a livello di finanza pubblica.
Giova, forse, ricordare che l’Italia, più degli altri paesi europei, è un paese con un tasso di crescita dell’economia praticamente azzerato. E i dati del 2016 confermano questo lento smorzarsi della già esile fiamma: di trimestre in trimestre, il PIL ha visto spegnersi la fiaccola di questa staffetta olimpica della crescita fino a quasi toccare lo zero.
In un contesto di recessione e con la necessità di tenere sotto controllo i conti pubblici, lo scenario non è dunque dei migliori.
Passino, allora, i discorsi relativi all’intervento del governo sulle pensioni, ma gioverebbe una volta di più, perché lo si dice troppo poco e troppo raramente, sottolineare un aspetto fondamentale del sistema italiano: le pensioni attuali sono pagate con i contributi attuali. Il costo, dunque, del sistema pensionistico grava in modo pesante sulle generazioni più giovani, già alle prese con un mercato del lavoro isterico e isterizzato.
Può la questione dell’equità intergenerazionale passare sempre in secondo piano, in un contesto come quello descritto? Verrebbe da prendere la frase dello stampatore francese del ‘500 Henri Estienne e piegarla un po’ ai nostri tempi:
“Oh, se giovinezza sapesse! Oh, se giovinezza potesse!”