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cronaca

Pronto soccorso, fino a 7 giorni per un ricovero. I numeri della sanità


A fronte del fatto che un cittadino su quattro viene inviato in pronto soccorso dal medico di base, qual è lo stato di salute di queste strutture in Italia? Lo studio, realizzato dal Tribunale per i diritti del malato-Cittadinanza attiva e dalla Società scientifica Simeu, mette in evidenza le inefficienze delle cure in emergenza. Se nel complesso è “buono” il giudizio espresso dai circa 3mila intervistati (famigliari e pazienti) tra maggio e novembre 2015, l’indagine mette in luce una vera e propria schizofrenia nell’attuazione di standard e linee guida.
Il problema più preoccupante è la carenza di posti letto, con un’incidenza dell’82%. Si consideri che solo nel 13% dei casi è presente un bed manager, figura che dovrebbe smistare i pazienti del pronto soccorso nei vari reparti e provvedere a ricoveri e dimissioni. In poco più della metà delle strutture esiste un sistema che permette di sapere in tempo reale i posti disponibili al pronto soccorso.
Altrettanto negativo il bilancio per i tempi di attesa. In questo caso la situazione varia molto da città a città. In generale, per ottenere un posto letto, si superano i due giorni nel 38% dei Dipartimenti di emergenza e accettazione di II livello e nel 20% dei pronto soccorso. Attesa massima fino a 7 giorni in Osservazione breve intensiva.
Male anche nella gestione della privacy: il 30% delle persone dichiara di non aver visto preservata la propria riservatezza. Difficoltà per certe categorie di pazienti: i bambini, peri i quali raramente sono attrezzati spazi d’attesa ad hoc, e i malati terminali che solo nel 13% dei casi hanno degli ambienti dedicati.
A rendere ancora più nere le prospettive per il futuro lo stallo delle trattative per il rinnovo del contratto della medicina generale, che rallenta la riorganizzazione degli spazi e dell’assistenza.

Articolo pubblicato sul Sole 24 Ore del 7 ottobre a pagina 26