Quello dell’immigrazione è stato certamente uno dei topic più caldi delle elezioni americane, un tema che ha connotato in modo molto deciso il programma del vincitore. Trump ha più volte espresso la volontà di contrastare il fenomeno, soprattutto quello di provenienza messicana.
Negli ultimi anni, tuttavia, l’immigrazione irregolare verso gli Stati Uniti è stata protagonista di un’inversione di tendenza: la diminuzione progressiva del flusso dal vicino Messico. Gli irregolari messicani restano comunque una percentuale elevata, il 52% del flusso migratorio, per un totale di 5,8 milioni di persone nel 2014. Contemporaneamente è aumentato il numero di clandestini provenienti da Asia, Centro America e Africa sub-sahariana: da 325,00 nel 2009 a 5,3 milioni nel 2014.
Gli Stati Uniti stanno vivendo un periodo di relativa stabilità del flusso migratorio, che è stato costantemente in aumento negli anni ’90 e 2000, raggiungendo il picco nel 2007 con 12,2 milioni di persone. Dall’inizio della recessione la situazione è andata attenuandosi.
Nonostante una generale tendenza alla stabilizzazione, in sette Stati c’è stata una diminuzione del flusso – complice la riduzione del fenomeno di immigrazione spagnola – mentre altri sei sono stati protagonisti di un aumento, tra questi solo in Louisiana l’incremento è determinato dall’immigrazione messicana.
Nel complesso il fenomeno rimane consistente. Si consideri che nel 2014 gli immigrati erano circa 11,1 milioni, cioè il 3,5% della popolazione totale e il 26% dei 43,6 milioni di stranieri che attualmente vivono negli Stati Uniti. Inoltre è in aumento il numero di anni che mediamente vengono trascorsi in patria statunitense: erano 8 nel 2005 e 10 nel 2009.
Gli Stati maggiormente gravati dal fenomeno sono la California – che segna il record in assoluto con 2,3 milioni di irregolari nel 2014 – il Texas (1,6 milioni), la Florida (850mila), New York e il New Jersey rispettivamente con 775mila e 500,000 persone. Nel 1990 l’80% dei migranti senza permesso era ospitata in questi cinque paesi, mentre nel 2014 la percentuale è ferma al 59%, una riduzione consistente ma il fenomeno rimane di grande rilevanza.