Chiudere il 2016 con un calo marginale (che in realtà si trasforma in +0,2% escludendo dal calcolo l’energia) è in effetti per il made in Italy un risultato quasi insperato, dopo una prima parte d’anno disastrosa, con sette mesi consecutivi in profondo rosso.
Rimbalzo realizzato a partire da agosto (con l’eccezione di ottobre), convincente soprattutto perché corale, rafforzato a dicembre con una performance annua che a parità di giornate di calendario, spiega l’Istat, lieviterebbe di oltre due punti: da +4,1% a +6,2% nel dato tendenziale. A dicembre sono una manciata le aree in calo (Svizzera, Africa Settentrionale, marginalmente il Medio Oriente) mentre altrove i progressi sono diffusi e robusti. A partire dagli Usa, prima area di sbocco extra-Ue, i cui acquisti crescono nel mese del 12,2%, portando Washington al nuovo record nello shopping sul made in Italy, poco meno di 37 miliardi di euro nel 2016.