Si vivacizza l’investimento per una nicchia del real estate: l’acquisto di spazi nelle high street che nel 2016 è arrivato a quota 860milioni di euro. Ma le città italiane viaggiano a due velocità con quelle più ricercate che distanziano ulteriormente quelle che navigano in difficoltà. La ricerca di investitori si focalizza infatti su Milano – dove in via Montenapoleone (la sesta più cara al mondo) si pagano 12.500 euro al metro quadro all’anno – Roma, Venezia e Firenze. Ultimamente anche Torino rientra nella rosa di location prescelte.
Alcune società internazionali, invece, guardano a città più piccole, di seconda fascia, come Padova e Bologna, ricercate per avere un rendimento più alto. Il capoluogo emiliano registra comunque canoni tra i più cari (da 2.200 euro al metro quadro all’anno in via Indipendenza). Nei centri piccolissimi la domanda resta focalizzata sul mass market. Nonostante in Nord Italia il mercato sia più attivo, soffrono le città di terza fascia come Piacenza, Reggio Emilia e Vicenza.
A Genova la situazione è critica. Pur essendo l’unica città dello shopping in Liguria le strade dedicate agli acquisti di lusso si riducono a via XX settembre. Si riscontra invece un certo interesse per Bolzano, Trento e Merano, realtà importanti dal punto di vista commerciale.
Il mercato diventa rarefatto dirigendosi verso sud. In Puglia, Bari conta molti negozi vuoti. Dopo la crisi tuttavia si è verificata una flessione che ha portato alla riduzione dei canoni del 10-15%. Napoli vive una situazione complessa: molti brand del lusso hanno aperto in via Calabritto e in via dei Mille e adesso tanti marchi hanno chiuso, come Burberry.
Nel complesso nelle città di seconda fascia i prezzi per l’affitto degli spazi commerciale sono molto lontani da quelli dei grandi centri: dai 300 ai 500 euro al metro quadro all’anno a Padova, dai 200 ai 350 a Vicenza.