L’economia americana ha terminato il 2016 con una frenata della crescita all’1,9% nel quarto trimestre. Il Pil degli Stati Uniti ha deluso le attese, pari al 2,2%, rimanendo ben al di sotto dell’accelerazione al 3,5% messa a segno nel corso del terzo trimestre. Il rallentamento, nonostante analisti e Federal Reserve si aspettino nuove schiarite nel 2017, porta alla ribalta le sfide davanti all’amministrazione entrante di Donald Trump, che ha promesso di spingere l’espansione a correre del 4% con un mix di sgravi e riforme fiscali generalizzati, deregulation, piani infrastrutturali e strette sul commercio. A dicembre, inoltre, gli ordini di beni durevoli sono scesi dello 0,4%, il secondo declino mensile.
La crescita nell’intero 2016, ancor più, si è arrestata all’1,6% contro il 2,6% del 2015, il dato più debole dal 2011 e inferiore al già deludente +2,1% registrato in media tra il 2009 e oggi. Un’espansione da massimi storici per longevità ma da record negativi, almeno dal Secondo dopoguerra, per robustezza. Nonostante i mercati abbiano inscenato un rally dell’indice azionario Dow Jones oltre la quota psicologica dei ventimila punti e la Fed prescriva una manovra con fino a tre rialzi nei tassi d’interesse quest’anno.