Le coppie gay dicono «sì» con più frequenza nelle grandi città del Nord, meno nel resto d’Italia. È nel Nord, infatti, che si concentrano 974 delle 1.690 unioni civili già costituite o in programma nei prossimi mesi nei capoluoghi delle Regioni e delle Province autonome. In particolare, le unioni civili nelle città settentrionali sono quasi 25 ogni 100mila abitanti; un dato trainato da Milano (36,8 unioni per 100mila abitanti), seguita da Bologna (26,1) e da Torino (22,6). Invece nelle aree del centro le unioni si fermano a 15 per 100mila abitanti e nelle isole e nel Meridione crollano, rispettivamente, a 9 e a meno di 7 ogni 100mila abitanti. E in alcune città i numeri sono ancora a zero (Catanzaro, Campobasso e Potenza, dove però c’è una prenotazione per aprile). È quanto emerge dall’indagine che Il Sole 24 Ore ha condotto nei 21 Comuni capoluogo delle regioni e delle province autonome, a poco più di otto mesi dall’entrata in vigore, il 5 giugno dello scorso anno, della legge 76 del 2016 (la legge “Cirinnà”, dal cognome della senatrice del Pd, prima firmataria del Ddl). Una legge che oggi raggiunge la piena attuazione, con l’entrata in vigore dei decreti legislativi 5, 6 e 7 del 2017, che adeguano le regole dello stato civile (superando il decreto-ponte del luglio 2016, che ha permesso di costituire le prime unioni da agosto), le norme penali e quelle di diritto internazionale privato.