L’export italiano di dicembre migliora decisamente la media annuale, portando i progressi del 2016 all’1,1%. L’incremento del mese (+5,7% su base annua) bissa l’analoga performance di novembre, ma in realtà si tratta di un calcolo persino prudenziale, perché a parità di giornate lavorative l’aumento delle vendite sarebbe stato pari all’8,5%.
La locomotiva, così come per l’intero 2016, è ancora una volta l’Europa (+7,4%), anche se il gap con l’area extra-Ue (+4,1%) inizia a chiudersi. Quella degli acquisti europei è un crescita collettiva, in cui spicca però il balzo del 10,3% della Germania, nostro primo mercato di sbocco. Berlino premia in particolare la filiera meccanica del made in Italy, con macchinari in progresso di 8 punti percentuali e i prodotti di metallo di ben 28. A questi risultati si aggiunge lo scatto dell’auto che nell’intero anno sviluppa 2,7 miliardi di vendite.
Tra i singoli settori solo una manciata hanno segno meno e comunque di portata ridotta: carta, altri mezzi di trasporto e prodotti tessili. A questi si contrappone la crescita a doppia cifra per chimica e autoveicoli. Per le aziende, a dicembre, gli incrementi si traducono in due miliardi di incassi aggiuntivi, il che porta il bilancio 2016 al nuovo record in valori correnti di 417 miliardi di euro(+1,1%). È una performance in linea con la Germania (+1,2%) e superiore a quella della Francia (-0,6%) e del Regno Unito (-11%).
Ma se si guarda anche al settore dell’energia, che crolla nei 12 mesi del 21,2%, il risultato sembra essere frutto di trend divergenti poiché altrove la domanda resta tonica, in particolare per i beni strumentali. La sintesi dei due andamenti produce un avanzo commercial record: 51,56 miliardi di euro che salgono a 78 al netto dell’energia, in progresso quindi di dieci miliardi rispetto al dato del 2015.