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Europa, il paradosso dell’energia. Calano i consumi ma crescono le importazioni

La notizia buona, almeno sul piano ambientale, è che l’Europa consuma oggi meno energia di quanta ne utilizzasse nel 2015. E che la quota che arriva da fonti rinnovabili è in costante aumento. Quella cattiva, anche per le implicazioni geopolitiche della questione, è che cresce la quota di quella di origine fossile che viene importata.

A dirlo è Eurostat, istituto europeo di statistica che ha recentemente reso noti i dati relativi ai consumi energetici nel 2015, sia a livello continentale che di singolo Paese. Su un piano generale, la quantità di tonnellate di petrolio equivalente, questa l’unità di misura, utilizzata nel 2015 dall’Europa a 28 è inferiore a quella impiegata nel 1990. Una riduzione sulla quale hanno inciso soprattutto i combustibili solidi, il cui utilizzo è quasi dimezzato in 25 anni, e quello dei derivati del petrolio, calato di poco più dell’11% in un quarto di secolo. L’andamento è quello visualizzato in questa infografica:

Nella prima parte è possibile vedere l’andamento dei consumi, suddivisi per la fonte di produzione. Con il filtro sul lato destro è possibile concentrarsi su un singolo Paese. Ad esempio l’Italia, dove è possibile notare come i consumi di derivati del petrolio si siano ridotti di un terzo negli ultimi 25 anni. Mentre quello di gas, in costante crescita fino allo scoppio della crisi del 2008, ha successivamente subito una contrazione di circa il 20%. Per quanto, in questo caso specifico, i consumi rimangano superiori rispetto a quelli dell’anno in cui l’Italia ospitò il campionato del mondo di calcio.

La seconda parte dell’infografica consente invece di mettere a confronto i consumi nei singoli Paesi dell’Unione. Si scopre così che, a livello generale, l’Italia è la quarta nazione più energivora d’Europa, preceduta da Germania, Francia e Regno Unito. I filtri sul lato destro permettono, oltre che di selezionare l’anno sul quale ci si vuole concentrare, anche di selezionare una delle fonti energetiche prese in considerazione nell’analisi.

E scoprire così che l’Italia è la seconda nazione europea, sempre dietro la Germania, per consumo di energia da fonti rinnovabili. E la terza per impiego di gas. Oltre a quelli sui consumi, Eurostat ha reso noti anche i dati sulle importazioni di energia. In questo caso, la tendenza è quella di un incremento, con l’import di gas naturale che negli ultimi 25 anni è sostanzialmente raddoppiato. L’andamento è rappresentato in questa infografica:

La struttura è identica a quella della precedente. La differenza sta appunto nel fatto che in questo caso si parla di importazioni e non di consumo. E appunto utilizzando i filtri per concentrarsi sull’Italia si scopre come le importazioni abbiano vissuto un calo sostanziale iniziato nel 2006 ed acuito dalla crisi del 2008. Sebbene proprio nel 2015 ci sia stata una ripresa. Che comunque non è riuscita a riportare i valori delle importazioni energetiche italiane a quelli del 1990.

Guardando alla seconda parte dell’infografica, si nota come l’Italia sia la quarta nazione per importazione di energia. Addirittura la seconda se ci si concentra esclusivamente sul gas. Le fonti fossili rappresentano poi il 90% dell’energia importata dal nostro Paese, una quota superiore alla media europea del 73%. Elemento positivo, siamo tra quelle realtà che negli anni hanno saputo ridurre la propria dipendenza energetica. Un tema, come detto, non solamente economico, ma che porta con sé anche profonde questioni geopolitiche.

Ultimi commenti
  • deserto-arido |

    Mi riesce difficile comprendere come si possa distinguere il consumo di rinnovabili da quello fossile.
    Immagino infatti che la produzione di rinnovabile vada nella distribuzione assieme alla fossile,senza distinzione.
    E’ invece facilmente quantificabile la produzione da rinnovali rispetto a quella da fossile!
    Essersi resi maggiormente indipendenti dagli altri e’ un bene.
    Ha ragione Saporiti,la nostra maggiore indipendenza energetica provoca maggiore povertà ai Paesi nostri fornitori storici.
    Ci sono Paesi nostri fornitori infatti che il loro PIL e’ formato in buona parte dagli introiti della vendita/esportazione di petrolio e gas(Russia,Libia,etc).
    Anche la crisi economica e la conseguente minore produzione porta ad un consumo minore di petrolio.
    L’auspicabile incremento ulteriore di rinnovabile deve quindi essere accompagnato da una ridistribuzione politica mondiale delle ricchezze;diversamente ci saranno migrazione sempre più vaste e guerre, oltre a quelle che già ci sono.
    La Francia, come su altro questioni, prosegue imperterrita con il suo abbondante consumo/produzione di nucleare.
    E anche noi le diamo motivo di continuare comprandole energia da nucleare;quella che ci manca nei picchi di richiesta di energia elettrica di giorno derivante dalla nostra industria.
    Mi pare che manchi al nostro Paese un piano energetico nazionale di razionalizzazione e di scelte di indirizzo.

  • STEFANO |

    bene… articolo molto interessante. Mi chiedo però una cosa…. se i consumi di combustibili fossili sono in crescita al 1990 ad oggi, come fanno a ridursi le emissioni di CO2 ??? come al solito ci raccontano un mucchio di bubbole

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