In Italia sono ancora le donne ad occuparsi dei figli. E se in una coppia c’è qualcuno che deve lasciare il lavoro per prendersi cura dei bambini, tocca più spesso a lei che a lui. Con buona pace delle lotte per l’emancipazione femminile, è questo che raccontano i numeri Istat relativi alle rilevazioni delle forze di lavoro a livello familiare per il 2016.
Il primo dato che permette di comprendere come stiano le cose è quello legato al tasso di disoccupazione, suddiviso per genere, all’interno delle coppie con figli. Numeri che Infodata ha riassunto all’interno di questa infografica:
I dati rappresentati nelle due metà sono i medesimi: il grafico è stato replicato per permettere un confronto. Possibile utilizzando i filtri nella parte alta, che consentono di modificare sia l’età che l’area geografica di appartenenza delle coppie. Confrontando la situazione tra le coppie più giovani, ovvero tra i 25 ed i 34 anni e che verosimilmente hanno i figli più piccoli, e quelle prossime alla pensione, tra i 55 ed i 64 anni, si vede bene come la cura dei figli tocchi soprattutto alle donne.
Nel senso che il tasso di disoccupazione femminile è decisamente superiore a quello maschile nelle coppie con figli tra i 25 ed i 34 anni. Il divario è più rilevante se i figli sono uno o due, si assottiglia quando invece diventano almeno tre. Certamente su questi numeri incide anche il dato relativo alla disoccupazione giovanile, ormai da mesi stabilmente sopra il 40%. Ma il divario di genere dice invece che sono ancora le donne ad uscire dal mercato del lavoro quando nasce un bambino.
O, perlomeno, quasi dappertutto è così. Se si mantiene il filtro legato all’età sull’intervallo 25-34 e si imposta quello relativo all’area geografica in modo da visualizzare i dati relativi al centro e al Nord-Est si nota un cambiamento: nel secondo caso, quando i bimbi sono almeno tre, il valore della disoccupazione femminile e maschile relativi al 2016 praticamente coincidono. Nel primo, invece, la percentuale di uomini che non lavorano supera quello delle donne. Segnale di un cambiamento culturale? Chissà. Intanto però se si mette a confronto l’occupazione di genere nelle coppie senza figli e in quelle con bambini il risultato è questo:
Le colonne da tenere in considerazione, in entrambi i grafici, sono la prima e la quarta. La prima rappresenta la situazione in cui, all’interno della coppia, la donna è al di fuori del mercato del lavoro. L’altra invece quella in cui entrambi i componenti hanno un’occupazione a tempo pieno.
Di default il grafico mostra i valori medi delle fasce di età prese in considerazione da Istat. E già in questo caso è possibile notare come le percentuali di coppie in cui lei ha un lavoro siano più alte tra le coppie che non hanno messo al mondo un bambino.
Se però, utilizzando i filtri, si restringe il campo a chi ha tra i 25 ed i 34 anni, ovvero quella fascia d’età in cui verosimilmente i bambini sono più piccoli, la differenza appare in modo ancora più evidente. Più della metà delle coppie in cui l’uomo ha un lavoro ha tempo pieno e non ci sono figli vedono anche la donna pienamente occupata. Se però c’è almeno un bambino, la percentuale scende ad una su quattro. Mentre poco meno del 47% delle coppie con figli in cui il papà lavora vedono la mamma uscire dal mercato del lavoro. Molto probabilmente per prendersi cura del piccolo.
Con l’aumentare dell’età, la situazione migliora. Ma in ogni caso la percentuale di coppie in cui lui lavora a tempo pieno e anche lei ha un’occupazione rimane più alta tra le coppie senza figli che tra quelle con i bambini. Segno che in Italia c’è ancora una parte di donne che escono dal mercato del lavoro quando diventano mamme e, anche quando i figli diventano grandi, non riescono più a rientrarci.