Per motivi storici, culturali e di opportunità, le imprese e le famiglie tedesche hanno sempre preferito i mutui o i finanziamenti a tasso fisso rispetto a quelli a tasso variabile. Guardando i soli mutui, la sproporzione è evidente: le erogazioni effettuate in Germania nel terzo trimestre 2016 (secondo la European Mortgage Federation) sono state per l’88,6% a tasso fisso e solo per l’11,4% a tasso variabile. Non esiste un dato analogo sui crediti alle imprese (neppure la Bundesbank ne ha uno), ma gli addetti ai lavori assicurano che la sproporzione sia analoga. Ebbene: questo potrebbe essere un problema. Se i tassi di mercato salissero, le banche tedesche dovrebbero infatti pagare di più per raccogliere fondi, ma avrebbero un beneficio limitato sul fronte degli attivi (dato che sono in gran parte a tasso fisso). Avrebbero insomma la fonte di guadagno “bloccata”; per contro pagherebbero di più per reperire denaro. Ovviamente questa è una supposizione, perché solitamente le banche cercano di coprire il rischio tassi con una politica di finanziamento coerente con quella di erogazione dei prestiti. Oppure con derivati. Nel grafico sono mostrati i nuovi mutui concessi dalle banche nel terzo trimestre. I dati, in percentuale, sono divisi in tasso fisso e tasso variabile.