Sono startup a tutti gli effetti ma il loro business è aiutare altre startup a scovare co-founder, sviluppare la propria app o trovare investitori pronti a scommettere sul loro progetto. Il punto di riferimento è l’americana AngelList: una comunità online di startupper e investitori che, dal 2010, consente a giovani imprenditori di entrare in contatto fra loro e dà visibilità alle startup che cercano finanziatori. Si tratta di un modello diverso rispetto a quello di incubatori e acceleratori che in Italia costituiscono ancora il canale principale per le nuove aziende che intendono sviluppare un’idea o strutturare il proprio business. Nel nostro Paese, le “palestre” di innovazione introdotte e certificate dal ministero dello Sviluppo economico (Mise) con la legge 221/2012, sono 36. In crescita rispetto alla rilevazione del 2014 quando erano poco più di 20. Se si considerano, invece, anche gli incubatori non certificati il numero supera le 90 realtà, la maggior parte delle quali localizzate tra Lombardia e Lazio. Sempre il Mise sottolinea come l’universo italiano delle startup continua a soffrire di una fragilità più profonda. Le quasi 7mila imprese innovative registrate in Italia hanno, infatti, un reddito operativo negativo di circa 70,5 milioni di euro, (in leggera diminuzione rispetto alla precedente rilevazione quando era 86,4 milioni di euro). Inoltre il 57,96% di loro ha un bilancio in perdita, contro il 35% delle altre società di capitali.