La prima società italiana a entrare nella «Leading Global Fintech Innovators», la classifica stilata da Kpmg e H2 Ventures delle 100 aziende che stanno rimodellando il settore dei servizi finanziari attraverso la tecnologia: inserita fra le 50 “Emerging stars”, Satispay sale sugli scudi festeggiando nel migliore dei modi il recente aumento di capitale da 18,3 milioni e i nuovi accordi stretti con Esselunga, Coop e Trenord per l’utilizzo della sua piattaforma di mobile payment. Detto che fra i leader della Fintech100 capeggia la cinese Ant Financial, fra i cui investitori figura il colosso dell’e-commerce Alibaba, arriva quindi un importante riconoscimento per tutto il movimento delle startup finanziarie in Italia.
L’irlandese Circle, altra azienda presente in classifica e capace di raccogliere 140 milioni di euro di investimenti dal 2013 a oggi, è sbarcata nella Penisola a settembre con la propria app per inviare denaro via chat sfruttando la tecnologia blockchain. Anche un «costruttore seriale di startup», così come si definisce l’incubatore tedesco FinLeap, ha varcato i nostri confini trovando dimora nel neonato Fintech District di Milano e importando il modello che l’ha resa famoso: selezionare un progetto imprenditoriale, svilupparne il prototipo e portarlo sul mercato in poco tempo. Settimane per la precisione. Dopo l’arrivo in Italia, il suo primo duplice obiettivo è quello di creare un polo tecnologico e aprire il mercato nostrano alle tredici startup nate sotto il proprio cappello, già capaci di portare a casa 130 milioni di euro di finanziamenti nel complesso. Il secondo passo sarà quello di dare vita a progetti specifici per la piazza italiana, in ambito fintech prima e insurtech a seguire. Marco Berini, un passato da direttore dell’innovazione in UniCredit, è amministratore delegato di FinLeap Milano e ha una visione piuttosto chiara dello scenario. «In Italia – ha detto di recente – il fintech è rimasto finora sottosviluppato: banche, assicurazioni e Pmi sono rimaste indietro per quanto riguarda lo sviluppo innovativo ma ci sono le condizioni giuste per lo sviluppo del settore, perché c’è molto talento tecnico e perché il top management bancario ha capito che c’è un problema di trasformazione, e di conseguenza una grande opportunità».
Al nuovo distretto milanese è sbarcata da qualche settimana anche un’altra realtà internazionale, l’israeliana BLenders, startup controllata dal Gruppo Aviv, la società di costruzioni più grande e antica d’Israele, e fra i cui azionisti di minoranza compare il venture capital americano Blumberg Capital (che vi ha investito cinque milioni di dollari nel 2015). La sua specialità? I prestiti fra privati in modalità “peer to peer”, gestiti tramite una piattaforma Web che sfrutta algoritmi matematici per assicurare la corrispondenza tra la possibilità di restituzione dei prestiti da parte dei richiedenti e le aspettative di coloro che concedono il finanziamento.
Che il fintech in Italia viva una fase di grande effervescenza lo dimostrano infine anche contest come l’edizione 2017 della Ing Challenge. La prima tappa ha visto primeggiare la startup bergamasca WeAreStarting, attiva dal 2014 con l’omonimo portale di equity crowdfunding, basato su tecnologia blockchain e dedicato a Pmi e nuove imprese in cerca di finanziamenti da parte di privati e investitori professionali. A fine ottobre è infine scattato anche Magic Wand, programma di accelerazione di Digital Magics dedicato a startup early stage con progetti innovativi in campo finanziario o assicurativo. I dieci progetti migliori riceveranno un grant da 5mila euro e un percorso di accelerazione di sei mesi che porterà alla selezione finale, dove ai vincitori andrà un secondo grant da 15mila euro e la possibilità di incontrare investitori quali Neva Finventures, Innogest e SellaVentures. Le prospettive per un’accelerata sembrano dunque esserci, anche se il terreno che deve recuperare l’Italia è ancora tanto. Se allarghiamo l’obiettivo allo scacchiere globale, i dati di Cb Insights ci dicono che il 2017 sarà una stagione record per le startup del fintech, con un valore dei round sottoscritti dai venture capital stimato oltre quota 15 miliardi di dollari. Gli Usa, quanto a numero di operazioni concluse, viaggiano a velocità quasi doppia rispetto all’Europa (125 contro 65 nel terzo trimestre) e crescono in modo più sostenuto su base trimestrale, catturando il 45% delle operazioni di capitale di rischio fra luglio e settembre.
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