Startup nation. Israele non sarà la Silicon Valley, ma nell’industria delle imprese innovative si è guadagnata la medaglia di nazione di startup. Non che i numeri siano impressionanti: la stima è di circa 5mila startup, quando nel 2016 secondo il Centre for Entrepreneurs a Londra ne erano registrate oltre 200mila. Eppure il livello di innovazione del Paese è tale che ha una percentuale di investimenti stranieri del 47% contro il 9% medio dell’Europa e il 74% di clienti stranieri contro il 56% europeo. È così che Tel Aviv si è guadagnato il terzo posto a livello mondiale per disponibilità di tech talent alle spalle di Silicon Valley e New York.
Il confronto con l’Italia, poi, è impietoso: Israele conta una spesa in ricerca e sviluppo pari al 4% sul Pil contro l’1,3% dell’Italia; un tasso di laureati del 48,8% nella fascia d’età 25-64 anni contro il 17,5% italiano; un numero di ricercatori pari a 17,4 ogni mille abitanti contro il 4,9 italiano. L’ecosistema ha attirato gli investimenti stranieri che negli ultimi 15 anni sono quintuplicati superando i 100 miliardi di dollari. Per non parlare dello shopping delle grandi multinazionali come Google, Apple, Facebook e Microsoft. Basta ricordare i 15,3 miliardi messi sul piatto da Intel per comprare la startup Mobileye. Gli investimenti dall’Italia non sono stati da meno, anche se contenuti in termini assoluti: 600 milioni di dollari nel 2017, che dovrebbero salire, secondo le stime, a 700 milioni il prossimo anno. Hanno preso la via di Israele grandi gruppi italiani in cerca di innovazione. «Israele è un Paese straordinario perché c’è innovazione, imprenditorialità e l’Israeli Innovation Authority sta avendo un forte successo nel connettere le aziende con le università, gli accelleratori e tutti gli innovatori e gli imprenditori del Paese» sottolinea Ernesto Ciorra. direttore Innovazione e Sostenibilità del gruppo Enel, che prosegue: «Enel ha aperto un Innovation Hub in Israele nel 2016 con due persone a cui se ne aggiungeranno altre nel corso del 2018 per sviluppare le nostre attività di innovazione nel Paese. Abbiamo forti relazioni con le autorità di innovazione, i centri di ricerca, gli acceleratori e i fondi di venture capital: siamo nel centro dell’ecosistema di startup» . Ma i progetti del gruppo italiano non terminano qui: «Durante l’estate Enel ha partecipato ad un bando del Governo israeliano per creare un laboratorio dove testare soluzioni innovative collaborando con startup. Insieme al nostro partner locale Shikun & Binui abbiamo vinto la concorrenza di altri 20 grandi player internazionali. Il Governo israeliano contribuirà in buona parte alle spese del laboratorio e finanzierà anche fino all’80% i costi operativi dei progetti per i prossimi 3 anni».
Non solo industria, ma anche finanza nell’innovazione israeliana. Così Intesa Sanpaolo è volata nel Paese per fondare con HSBC, Santander, Royal Bank of Scotland, Deutsche Bank e Intel il fintech hub “The floor”. «Intesa Sanpaolo può scegliere se entrare nel capitale delle startup attraverso i fondi dedicati del gruppo oppure se affiancarle nello sviluppo, testare le loro tecnologie al proprio interno e acquistarne i servizi. Israele al momento è il primo Paese straniero con cui sperimentiamo tecnologie di startup e abbiamo ottimi rapporti con tutto l’ecosistema, dalle università agli incubatori» spiega Fabio Spagnuolo, head of Network & Promotion of Innovation Culture di Intesa Sanpaolo, che prosegue: «Ci occupiamo anche di fare scouting per imprese nostre clienti in cerca di innovazione tecnologica. Nel 2018 parteciperemo al “ OurCrowd Global Investor Summit”, il maggior evento per i grandi investitori in Israele e il più grande al mondo per il settore dell’equity crowdfunding».
In Israele investe anche Philips: «Abbiamo assunto 500 persone negli ultimi 4 anni nella nostra sede di Haifa. Le aree di inserimento sono quelle dello sviluppo software nell’ambito della salute. In aggiunta abbiamo inserito personale nell’attivita di ricerca e sviluppo» sottolinea Livio Zingarelli, head HR & Business Transformation Italia, Israele e Grecia di Philips. Un consiglio per gli startupper nostrani? «Nel mio percorso professionale di oltre 25 anni dedicati all’economia digitale e innovazione, un anno su cinque l’ho trascorso a esplorare Israele. La “Silicon Wadi” è un modello unico di escosistema di innovazione, dove alla contaminazione nella ricerca si associa grande senso pratico. È una filiera dove poter apprendere, realizzare e mettere in moto velocemente lo sviluppo del potenziale. La densità di startup (la più alta al mondo) sostenuta dal sistema, lo spirito imprenditoriale, la cultura internazionale, rappresentano per me l’unicum a cui ispirarsi» racconta Gionata Tedeschi, managing director Accenture Strategy Europe e fondatore di 3 startup: Cendant, Buongiorno e SaldiPrivati.
monica.dascenzo@ilsole24ore.com