Il consumo di suolo continua a crescere, racconta l’ultimo rapporto e nell’ultimo anno le nuove coperture artificiali hanno riguardato altri 54 chilometri quadrati di territorio ovvero, in media, circa 15 ettari al giorno”.
A questo va aggiunta – in effetti sottratta – una piccola ma buona notizia: secondo le ultime rilevazioni, aggiornate al 2017, hanno trovato anche “alcune trasformazioni da suolo consumato a suolo non consumato (in genere ripristino di cantieri)”, per cui il valore netto finale delle nuove coperture artificiali rispetto al 2016 dev’essere un po’ ridotto a circa 52 chilometri quadrati.
L’aumento di suolo consumato aveva cominciato a rallentare una decina di anni fa, sottolineano gli autori del rapporto, ma oggi sembra di assistere a una prima inversione di tendenza.
Grazie alle dettagliate statistiche messe a disposizione dall’ISPRA, è possibile costruire una mappa del territorio italiano accurata al singolo comune; e guardare così quanto suolo in più – raramente in meno – è stato consumato dal 2012 in avanti
Al territorio però magari la crescita delle percentuali interessa solo fino a un certo punto: se per esempio un comune ha un valore di partenza molto piccolo, perché il suo consumo di suolo cresca in fretta ci vuole poco.
Possiamo allora guardare ai numeri crudi dei chilometri quadrati di coperture artificiali in più, trovando che ancora dal 2012 al 2017 il singolo maggiore aumento è stato a Roma – con circa 400 ettari di altro suolo consumato. Non sempre però nell’elenco della crescita rapida troviamo grandi centri, e anche in aree meno estese ci sono state a volte ampie parti di nuovo territorio coperto in maniera artificiale: solo al sud e in Sicilia, per esempio, è il caso di Catania, Caltanissetta o Modica, in provincia di Ragusa.
Per capire in che direzione pende l’Italia può aiutare anche un confronto con altre nazioni del continente. Le rilevazioni prodotte da Eurostat e dall’agenzia europea dell’ambiente sono a minor dettaglio e aggiornate meno di frequente rispetto a quelle prodotte dall’ISPRA, ma restano comunque un punto di partenza per fare qualche paragone.
“Nel periodo 2009-2012, si legge nel rapporto, l’incremento annuo dell’impermeabilizzazione del suolo in relazione alla superficie territoriale è pari al 0,049%, un dato significativo considerando che il nostro paese si colloca al terzo posto con valore maggiore” rispetto a paesi come Spagna, Portogallo, Germania e Francia.
Usando invece i dati dell’agenzia europea di statistica possiamo andare ancora qualche anno più avanti, e mostrare come sono cambiate le cose fino al 2015 – considerando magari anche che nazioni diverse hanno una altrettanto diversa densità abitativa . Quest’ultimo è un fattore che non spiega tutto, ma sicuramente in qualche misura incide per spiegare i diversi livelli di consumo di suolo.
A voler invece tornare parecchio indietro nel tempo, è possibile mostrare quanto suolo è stato consumato dagli anni ‘50 – primissimo periodo per cui ISPRA rende disponibili dati – fino agli anni recenti.
Secondo le stime riportate nell’edizione 2015 del rapporto sono Lombardia e Veneto le regioni in cui negli ultimi decenni le coperture artificiali sono cresciute di più: già nel dopoguerra si trattava di aree a uso intensivo del suolo, e nel periodo successivo la tendenza è proseguita. Valle d’Aosta e Trentino-Alto Adige, anche a causa della struttura del loro territorio, erano allora e restano oggi sia le meno interessate dal consumo di suolo, sia le regioni dove esso appare cresciuto meno.