Unioni civili e coppie di fatto. Fecondazione eterologa. Divorzio breve. Filiazione senza distinzioni tra naturale e legittima. Sono le tessere che stanno componendo il mosaico della riforma del diritto di famiglia.
A posizionarle non è una mano unica, anzi. L’ultima ad avere innestato principi innovativi è stata la Corte costituzionale con due sentenze depositate il 10 e l’11 giugno scorsi (rispettivamente, la 162 e ka 170).
Grazie alla prima di queste due sentenze, per tutelare il diritto ad avere figli, la Consulta ha cancellato dalla legge 40/2004 il divieto di proteggere alla fecondazione eterologa nei casi in cui è stata diagnosticata una patologia che provoca sterilità o infertilità.
La seconda sentenza invece riguarda il caso di due coniugi che hanno chiesto di poter restare sposati nonostante il cambio di sesso del marito. La Costituzione non ammette tale possibilità, ma il caso ha spinto la Consulta a chiedere al legislatore una tipologia alternativa di unione che permetta ai due coniugi di perdere la protezione giuridica e giungere ad uno stato di totale indeterminatezza.
Anche il Parlamento ha accelerato l’esame della proposte di legge sulle unioni civili.
Per la tutela delle famiglie di fatto sono già state varate alcune norme come la legge 129/2012 e il decreto legislativo 154 del 2003 che hanno eliminato la discriminazione tra figli naturali e legittimi.
All’esame della commissione di Giustizia del Senato c’è inoltre il Ddl sul divorzio breve che permette a marito e moglie di “dirsi addio” dopo sei mesi di separazione consensuale o un dopo un anno di separazione giudiziale.
Tratto da Il Sole 24 Ore, lunedì 23 giugno p. 12
Diritto di famiglia, riforma-puzzle