Gli stipendi degli insegnanti sono cresciuti nell’ultimo anno in 16 Paesi ma in mezza Europa il potere d’acquisto è fermo ai livelli del 2009. E’ quanto emerge da una relazione della rete Eurydice svolta per conto della Commissione europea. Gli aumenti risultano principalmente dalle riforme salariali e dagli adeguamenti al costo della vita. L’inchiesta che analizza gli stipendi degli insegnanti e dei dirigenti scolastici nell’istruzione pre-primaria, primaria, secondaria inferiore e secondaria superiore, ha calcolato inoltre che su 33 paesi europei che figurano nella relazione, in circa la metà il potere d’acquisto degli insegnanti nel 2014 è inferiore al livello del 2009.
Le differenze variano da paese a paese ma anche all’interno dei confini nazionali. Per esempio, la riduzione del potere d’acquisto è relativamente modesta (inferiore al 3%) in alcuni paesi (Belgio, Danimarca, Lituania, Lussemburgo, Austria, Finlandia e Italia (nello specifico la scuola secondaria superiore italiana). In altri paesi, al contrario, è stato registrato un calo compreso tra il 5 e il 10%: Cipro, Italia (scuola primaria e secondaria inferiore italiana ),Paesi Bassi, Portogallo, Romania, e Gran Bretagna. In Irlanda, Spagna, Romania (scuola secondaria), Islanda e Slovenia gli insegnanti hanno subito una riduzione del potere d’acquisto che va dal 13 al 17%, mentre il calo più drastico è avvenuto in Grecia, con una riduzione del 40%.
La relazione rivela inoltre che, nella stragrande maggioranza dei Paesi, gli stipendi degli insegnanti aumentano con l’anzianità di servizio. Il livello e la frequenza degli scatti di stipendio sono però diversi. In alcuni casi l’entità degli scatti è relativamente modesta ma il livello massimo della scala retributiva si raggiunge piuttosto rapidamente, mentre in altri è possibile ottenere aumenti più consistenti soltanto alla fine di una lunga carriera.