Di Italia e Digital divide abbiamo parlato recentemente. Ma il rapporto Akamai (relativo al terzo trimestre) aggiunge molte interessanti cifre per descrivere quello che è il fondamento su cui costruire il nascente nuovo Stato digitale italiano. Partiamo da un numero: la velocità media di connessione in Italia si attesta sui 5.5 Mbps (Megabit per secondo) in aumento del 16% rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente (2013). Per convenzione è stato deciso che la banda larga per definirsi tale deve viaggiare ad almeno 2 Mbps. Quindi direi che ci siamo.
Il picco di velocità media di connessione raggiunto è pari a 25.3 Mbps, in aumento del 36% rispetto all’anno precedente. Anche qui bene. Meno è il nostro posizionamento rispetto agli altri Paesi, ma questo si sapeva da tempo.
Ma prima occupiamoci del mondo. Per il secondo trimestre consecutivo la velocità di connessione media globale è rimasta al di sopra della soglia broadband dei 4 Mbps. Tuttavia, nel terzo trimestre 2014, la velocità media rilevata è stata di 4,5 Mbps, in calo del 2,8% rispetto al trimestre precedente. Detto in altri modi la velocità di connessione globale e di picco media è calata rispettivamente del 2,8% e del 2,3%. Quindi qualcosa non sta andando come dovrebbe.
Fra i paesi che hanno mostrato una crescita rispetto al trimestre precedente, Singapore ha registrato l’incremento maggiore (+18%, pari a 12,2 Mbps). La crescita minore si è registrata in Giappone (15 Mbps) con un incremento dello 0,8% rispetto al secondo trimestre. Anche l’Irlanda ha registrato una crescita superiore al 10% (13,9 Mbps).
Veniamo ora a noi.
Velocità media di connessione
In Italia, la velocità media di connessione registrata nel terzo trimestre 2014 è di 5,5 Mbps, in lieve diminuzione del 4,5% rispetto al trimestre precedente (Q2 2014) ma in aumento del 16% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (Q3 2013).
Il picco di velocità media di connessione raggiunto in Italia è pari a 25,3 Mbps, in aumento del 36% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno (Q3 2013) e una lieve diminuzione del 4,2% rispetto al trimestre precedente (Q2 2014).
Adozione broadband
Rispetto allo stesso periodo dello scorso anno (Q3 2013) l’adozione della banda larga (>4 Mbps) in Italia è aumentata del 22%, raggiungendo il 60%. Rispetto al trimestre precedente, si registra una diminuzione del 7,3%.
Adozione high broadband
Anche nel Q3 2014, Italia, Turchia, Emirati Arabi Uniti e Sud Africa rimangono gli unici Paesi a non registrare tassi di adozione dell’high broadband al di sopra del 10%. Nel trimestre in esame, l’adozione di high broadband in Italia registra una forte diminuzione del 20% rispetto al trimestre precedente (Q2 2014) e una crescita del 58% rispetto allo stesso periodo del 2013. A oggi il 5,3% degli italiani utilizza connessioni al di sopra dei 10 Mbps.
Connettività mobile
Nel trimestre in esame, in Italia la velocità media di connessione mobile si attesta sui 4,8 Mbps con picchi medi di 36Mbps.
Adozione del 4K
Scesi dal 41 al 42esimo posto a livello mondiale, l’Italia registra solo il 2,1% delle connessioni superiori ai 15 Mbps, con un aumento del 57% rispetto allo stesso periodo del 2013 (Q3) ma una diminuzione di 16% rispetto al secondo trimestre 2014.
Traffico legato agli attacchi
L’Italia è responsabile dello 0.6% degli attacchi generati. Akamai dispone di una rete di “agenti sotto copertura” distribuiti su Internet per identificare tentativi di connessione classificabili come attacchi. In base ai dati raccolti, Akamai è in grado di identificare i paesi da cui ha origine la maggior parte di tali attacchi nonché le porte che essi indirizzano. E’ tuttavia importante sottolineare come il paese d’attacco identificato in base all’indirizzo IP non necessariamente coincida con il paese di residenza dell’attaccante. Nel terzo trimestre 2014 Akamai ha osservato attacchi originati in 201 paesi unici, in crescita rispetto ai 161 del secondo trimestre e più in linea con i 194 del primo. Come dimostrato nei precedenti rapporti, la massima concentrazione di attacchi (50%) viene dalla Cina, quasi il triplo rispetto agli Stati Uniti, che ha evidenziato una crescita di traffico maligno di circa il 25% trimestre su trimestre. Cina e Stati Uniti sono le uniche nazioni in cui ha avuto origine oltre il 10% degli attacchi. L’Indonesia è l’unico fra i primi 10 paesi in cui il numero di attacchi è diminuito, passando dal 15% degli attacchi globali nel secondo trimestre all’1,9% nel terzo. La concentrazione globale di attacchi è diminuita leggermente nel terzo trimestre: 82% degli attacchi ha avuto origine nei primi 10 paesi, contro l’84% del secondo trimestre. Inoltre, il 64% del traffico ha avuto origine nella regione Asia/Pacifico, in calo rispetto al 70% del secondo trimestre, mentre solo l’1% ha avuto origine in Africa. Il volume di attacchi alle Porte 80 (HTTP/WWW), 443 (HTTPS/SSL) e 880 (HTTP Alternate) è diminuito sensibilmente nel terzo trimestre. La Porta 23 continua a essere l’obiettivo più popolare degli attacchi originati in Cina, con oltre il triplo degli attacchi alla Porta 80.