Cresce la fiducia dei ceo under 45 sull’economia europea, Italia compresa. Una conseguenza delle stime sulla crescita che sono state riviste al rialzo (ieri è toccato alla Commissione Ue) alla luce del quantitative easing della Bce, l’indebolimento dell’euro sul dollaro e il calo dei prezzi del petrolio. Per quanto riguarda l’Italia, il Global Pulse Confidence Index – l’indagine trimestrale di YPO, il network no profit Young Presidents che riunisce i ceo under 45 – è salito di 1,2 punti (a quota 56,3). Nonostante il miglioramento, il livello di fiducia italiano resta inferiore al livello di fiducia UE complessivo pari a 61,2 (anch’esso in crescita di 1,2 punti). All’indagine hanno risposto 2.790 amministratori delegati di tutto il mondo, di cui 396 nell’Unione Europea. La maggioranza dei ceo italiani intervistati nel mese di gennaio (61%) prevede che il loro fatturato crescerà di almeno il 10% nel corso dei prossimi 12 mesi: si tratta di un netto miglioramento rispetto al sondaggio di ottobre, quando solo meno della metà degli intervistati (43%) lo riteneva possibile.
Per quanto riguarda l’Italia le previsioni di vendita migliorano. La maggioranza dei Ceo italiani intervistati nel mese di gennaio (61%) prevede che il loro fatturato crescerà di almeno il 10% nel corso dei prossimi 12 mesi: si tratta di un netto miglioramento rispetto al sondaggio di ottobre, quando solo meno della metà degli intervistati (43%) lo riteneva possibile. L’indice di fiducia YPO nelle vendite per l’Italia, che misura la fiducia sulla crescita delle vendite, sale di 2,5 punti a 63,1, in territorio saldamente ottimista, ma sempre comunque inferiore al livello di fiducia UE pari a 68,5.
Nessun miglioramento a breve termine è invece previsto sul fronte mercato del lavoro: I dirigenti delle imprese continuano a esprimere riluttanza nell’assumere nuove risorse. Il livello di fiducia italiano nell’occupazione è salito di 1,1 punti a quota 52,5, vicino alla tacca neutra della scala. Sono più di tre anni che il livello di fiducia italiano oscilla intorno a quota 50. La stragrande maggioranza dei CEO italiani intervistati nel mese di gennaio (71%) si propone di mantenere invariato il numero di dipendenti, senza licenziarne, né aggiungerne di nuovi.