Entro il 2050, per sfamare i nove miliardi di abitanti che secondo la Fao per allora abiteranno il pianeta, dovremo produrre il sessanta per cento in più di cibo. Usando però meno acqua, meno energia, meno suolo. E facendo i conti con cambiamenti climatici sempre più aggressivi.
Attività agricola più intensa, dunque, ma con un’attenzione particolare alle “risorse limitanti”, come il suolo, a rischio di degrado e desertificazione, l’acqua, l’aumento delle temperature e la diminuzione della sostanza organica nel terreno, che rendono più difficoltosa la produzione di certe colture.
Le strategie di punta della rivoluzione verde avviata per far fronte a tali minacce, nascono da antiche tradizioni, come la reintroduzione di piante perenni, specie con radici più profonde che permettono la riduzione del 100% di fertilizzanti e una produttività maggiore rispetto alle piante annuali. Tramite le tecniche di intercropping e border cropping, invece, è possibile difendere le colture dai parassiti, grazie all’ausilio di piante e vegetali.
Da Il Sole 24 ORE del 18 febbraio 2015, pagina 14.