Non esiste un indicatore in grado di riassumere quanto una regione ha una vocazione scientifica. E neppure un indice così ben ponderato da riassumere in un numero la vocazione di un territorio. Intendiamoci: di tentativi ce ne sono molti. La letteratura dei “global index of innovation” è ricca ma imprecisa. Sopratutto quando si ragiona in termini regionali ma sopratutto la si applica a un Paese complicato e articolato come l’Italia. Esiste però una eccezione. La “Banca dati indicatori territoriali per le politiche di sviluppo” contiene 282 indicatori (230 + 52 di genere) disponibili a livello regionale e sub regionale, per macroarea e per le aree obiettivo delle politiche di sviluppo. Le serie storiche, nella maggior parte dei casi, partono dal 1995 e arrivano fino all’ultimo anno disponibile. Che purtroppo è il 2012. Un limite di non poco conto viste le numerose iniziative legislative a supporto delle startup e delle Pmi innovative. Tuttavia se esploriamo i dati alla voce “ricerca e innovazione” troviamo una serie di serie storiche piuttosto interessanti. Sono comprese le “classiche” classifiche relative alla spesa in R&D in percentuale sul Pil. Per passare ai tassi di natalità (e di sopravvivenza a tre anni) delle imprese ad alta intensità di conoscenza che dovrebbe misurare le aziende del terziario avanzato più innovative. Fino ai laureati in materie scientifiche e tecnologiche (ogni mille abitanti). Nel loro complesso questi indicatori disegnano la classica immagine dell’Italia a due velocità. Tuttavia, presi singolarmente, come abbiamo fatto nella nostra Info, colorano un’Italia diversa da quella che ci aspettiamo. Certo, vengono mantenute alcune eccellenze regionali facilmente intuibili come la Lombardia, l’Emilia-Romagna e il Piemonte. Ma più si entra nel dettaglio più si scopre che, per esempio, in Basilicata e in Puglia nonostante i bassissimi investimenti in R&d stanno crescendo imprese innovative. Sono come al solito, piccoli grandi segnali, che viaggiano un po’ sottotraccia. E che però vanno seguiti con attenzione. Come detto sono dati del 2012. Proprio per questo è ipotizzabile che in Italia qualcosa sia muovendo. Anche a livello regionale
Fonte: Istat. Dataviz: Andrea Gianotti.