Il transparency report è un documento che tiene conto delle richieste che i Governi rivolgono a Facebook. Viene aggiornato ogni sei mesi. L’ultimo refresh è di qualche giorno fa. Sfogliando le statistiche scopriamo che in sei mesi la quantità di contenuti rimossi per violazione delle leggi locali è in crescita dell’11% rispetto allo stesso periodo dell’anno prima raggiungendo le 9.707 unità.
Fonte: Facebook. Dataviz: Andrea Gianotti .
Facebook, ricordiamo, si limita a comunicare il numero di richieste di rimozione dei contenuti. Da luglio a dicembre sono 35.051 le indagini avviate dai Governi su una popolazione del social network di 1,3 miliardi di utenti. Sei mesi prima sono state 34.946, quindi c’è una leggerissima crescita. Per dare un peso a questo numeri è bene ricordare che Google nello stesso periodo ha ricevuto 32 mila richieste, quindi siamo vicini.
Più nello specifico si possono individuare India e Turchia ai primi posti della classifica per ingerenze governative con rispettivamente 5823 e 3624 violazioni. Quanto a richieste di accesso ai dati in prima posizione sono come al solito gli Stati Uniti. Cioè hanno inviato a Menlo Park più richieste di informazioni riservate sugli utenti del social network. Spesso si tratta di richieste di accesso a indirizzi iP o messaggi nell’ambito di una indagine giudiziaria. Tuttavia, non chiedono al social media di cancellare o rimuovere i contenuti. Diverso è il discorso per India e Turchia che sono in cima alla classifica per rimozione dei contenti.
“We will continue to scrutinize each government request and push back when we find deficiencies. We will also continue to push governments around the world to reform their surveillance practices in a way that maintains the safety and security of their people while ensuring their rights and freedoms are protected,” ha scritto nel blog Monika Bickert di Facebook.
Domenica Facebook ha inoltre aggiornato i propri standard per consentire alla comunità di Fb di capire ciò che è tollerato e ciò che verrà rimosso. Si tratta di guideline per sapere quali forme di espressione sono accettate e quale tipo di contenuti può essere segnalato o rimosso. Qui possono essere consultate. Sul tema del terrorismo Facebook scrive:
“Non è consentito minacciare in modo verosimile altri utenti, né organizzare atti di violenza reali. Alle organizzazioni con precedenti di terrorismo o attività criminali violente non è consentito mantenere una presenza sul nostro sito. Inoltre, è fatto divieto di promuovere, organizzare o festeggiare qualsiasi azione personale che abbia comportato o che possa comportare danni economici, compresi furto e atti di vandalismo”.
Nel capitolo bullismo.
“Facebook non tollera atti di bullismo o molestie. Consentiamo agli utenti di esprimere liberamente le proprie opinioni su persone e argomenti di interesse pubblico, ma prenderemo provvedimenti in caso di segnalazione di comportamenti offensivi nei confronti di singoli individui. Il ripetuto invio agli altri utenti di richieste di amicizia o messaggi indesiderati è una forma di molestia“.
Sull’incitamento all’odio.
“Facebook non consente i contenuti che incitano all’odio, ma attua una distinzione tra contenuti seri e meno seri. Se da un lato incoraggiamo gli utenti a mettere in discussione idee, eventi e linee di condotta, non consentiamo la discriminazione di persone in base a razza, etnia, nazionalità, religione, sesso, orientamento sessuale, disabilità o malattia“.