Nel quarto trimestre del 2014 il costo orario del lavoro nell’area euro è aumentato dell’1,1% su base annua e dell’1,4% nell’Unione europea. E’ quanto emerge dai dati diffusi dall’Eurostat. Nell’eurozona la componente salariale per ora lavorata è aumentata dell’1% e quella non salariale dell’1,2%, mentre nella Ue la parte legata ai salari ha registrato un incremento dell’1,4% e quella non salariale dell’1,6%. Fra gi Stati membri gli aumenti più consistenti sono stati registrati in Romania (+7,9%), Estonia (+6,5%) e Lituania (+5,7%), mentre i ali maggiori in Portogallo (-8,8%), Cipro (-2,2%), Croazia (-0,5%) e Italia (-0,3%)
Il costo del lavoro è definito come la spesa sostenuta dal datore di lavoro per impiegare lavoratori.
Nel 2013 il costo del lavoro orario medio stimato era pari a 23,70 euro nell’UE-28 e a 28,20 euro nell’area dell’euro (AE-18). Tuttavia, questa media nasconde differenze significative tra i diversi Stati membri dell’UE, con un costo del lavoro orario che varia tra 3,70 euro e 40,10 euro (grafico 1).
Il costo del lavoro è formato dal costo delle retribuzioni (costi salariali) e da costi non salariali quali i contributi sociali a carico dei datori di lavoro. L’incidenza dei costi non salariali per l’intera economia era del 23,7 % nell’UE-28 e del 25,9 % nell’area dell’euro, ma variava anch’essa notevolmente tra i diversi Stati membri dell’UE. L’incidenza più elevata dei costi non salariali per l’intera economia si registrava in Svezia (33,3 %), Francia (32,4 %), Lituania (28,5%), Italia (28,1 %) Belgio e Slovacchia (entrambi 27,4 %); l’incidenza più bassa si registrava invece a Malta (8,0 %), in Danimarca (12,4 %), Lussemburgo (13,4 %), Irlanda (13,8 %), Slovenia (14,7 %), Regno Unito, (15,3 %), Croazia (15,4 %) e Bulgaria (15,8 %).