Più veloci a intercettare le opportunità offerte dall’internazionalizazzione. Più decise nel campo delle acquisizioni. E anche più flessibili nell’affrontare sette anni di crisi finanziaria e recessione. Sono i dati salienti messi in luce dall’annuale Osservatorio Aub sull’aziende di famiglia, curato da Guido Corbetta, docente alla Bocconi di Milano, in collaborazione con Aidaf, Unicredit e Camera di commercio di Milano.
Anche se la crisi ha lasciato il segno su tutte le aziende, i dati sulla redditività dimostrano che tale segno è meno profondo in quelle familiari rispetto alle non familiari. Dopo il crollo della redditività operativa nel 2008, si nota un accenno di ripresa nel 2012 e nel 2013, che ha permesso alle imprese familiari di mantenere un gap positivo rispetto alle non familiari, nonostante si sia ridotto nel tempo fino a +0,6 punti. Per quanto riguarda la redditività del capitale netto, invece, il gap è cresciuto dal 2010 fino a +1,4 punti.
Nella mappa, un confronto europeo dell’andamento dei ricavi e del pil delle aziende familiari mostra un’Italia in rosso con una decrescita del pil di 1,4 punti percentuali dal 2007 al 2012.
Da Il Sole 24 ORE del 7 aprile 2015, pagina 9.