Guardiamo ai conti di Comuni Italia. Per l’esercizio finanziario 2013 i dati disponibili per queste stime provvisorie riguardano 7.184 comuni. La stima dei valori dell’universo dei comuni, scrive Istat nelle note metodologiche, è stata ottenuta basandosi sulla popolazione residente al 31/12/2013, tramite coefficienti di espansione calcolati per ciascuna classe di popolazione residente delle singole regioni.
In questa Info si siamo concentrati sulle entrate. Nelle prossime due andremo a scandagliare altri aspetti dei conti delle amministrazioni locali.
La spesa vista dall’alto. Nel 2013, l’ammontare complessivo delle spese impegnate dei Comuni è stimato in 82.320 milioni di euro. I pagamenti ammontano nel complesso a 77.498 milioni di euro (di cui 52.000 in conto competenza), da cui deriva una capacità di spesa pari al 63,2%.
Dove si concentra la spesa? Più della metà dei bilanci assorbiti da spese di amministrazione e gestione del territorio. La quota più elevata delle spese correnti (52,4%) è destinata all’acquisto di beni e servizi (di poco inferiore al 2012), il 26,2% al personale (28,4% nell’esercizio precedente), mentre le altre spese assorbono il 21,4% (18,7% nel 2012). Nel 2013, come nel precedente esercizio, la spesa destinata alla funzione di amministrazione generale assorbe la quota più consistente degli impegni finali. Insieme con la spesa per la gestione del territorio e dell’ambiente (23,9%), essa rappresenta più della metà delle spese finali delle amministrazioni comunali. Permangono, in continuità con gli anni precedenti, quote significative di spesa destinate alle funzioni relative alla viabilità e ai trasporti (13%), al settore sociale (12,9%) e all’istruzione pubblica (8,9%). Il residuo 12,1% si distribuisce fra le restanti funzioni considerate.
Dove cresce e dove cala la spesa? Meno fondi per servizi produttivi , sport e intrattenimento Tra il 2012 e il 2013 le spese finali impegnate dai comuni risultano in crescita. L’aumento più consistente riguarda le spese nel campo della gestione del territorio e dell’ambiente (+11,4%), seguite da quelle per la giustizia (+9,3%), per il settore turistico (+6,6%), per l’amministrazione, gestione e controllo (+3,1%), per la cultura e i beni culturali (+2,8%) e per l’istruzione pubblica (+1,2%). In lieve aumento risultano le spese per il settore sociale (+0,1%). Diminuiscono le spese relative ai servizi produttivi (-9,6%), allo sviluppo economico (-9%), seguite da quelle del settore sportivo e ricreativo (-5,3%), della polizia locale (-0,6%,) della viabilità e dei trasporti (-0,4%).
Il dettaglio delle regioni, il caso della Sicilia e quello della Lombardia. La più elevata incidenza delle spese per il personale come già nell’esercizio precedente, si riscontra nei comuni della Sicilia (35,2%) mentre la minore in quelli dell’Abruzzo (22,1%). L’incidenza delle spese per acquisto di beni e servizi raggiunge il livello massimo (57,9%) nei comuni della Lombardia e quello minimo (40,4%) nei comuni del Trentino-Alto Adige/Südtirol.
Le regioni che spendono di più. In Valle D’Aosta si spende più del doppio della Puglia. Abbiamo calcolato la spesa pro capite per stilare una classifica sulle regioni che “ripagano” di più i propri cittadini. In cima alla graduatori con oltre 2000 euro pro capite troviamo Valle D’Aosta, Trentino e Abruzzo. In fondo troviamo Veneto, Marche e Piemonte. Più precisamente, la spesa corrente pro capite si attesta su valori superiori alla media nazionale (pari a 944 euro) nei comuni delle regioni a statuto speciale e nelle province autonome, con la sola eccezione della Sicilia e, per quanto riguarda le regioni a statuto ordinario, nei comuni di Lazio, Liguria, Toscana, Abruzzo e Emilia-Romagna. In particolare, livelli più elevati di spesa pro capite si registrano nei comuni della Valle d’Aosta/Vallée d’Aoste (1.848 euro), seguiti da quelli di Trentino-Alto Adige/Südtirol (1.293 euro), Lazio (1.215 euro), Liguria (1.201 euro), Friuli-Venezia Giulia (1.180 euro), Sardegna (1.114 euro), Toscana (1.072 euro), Abruzzo (973 euro) e Emilia-Romagna (957 euro) (Prospetto 7). I valori pro capite più bassi si riscontrano nei comuni della Puglia (702 euro) e della Calabria (763 euro). Importante: le posizioni in graduatoria rimangono sostanzialmente inalterate per quanto riguarda la spesa pro capite per il personale e per l’acquisto di beni e servizi.
Analizzando i dati secondo l’ampiezza demografica, il valore pro capite più elevato degli impegni correnti si registra nei comuni con più di 60 mila abitanti (1.258 euro), quello minimo in corrispondenza dei comuni da 5.001 a 10 mila abitanti (745 euro). Inoltre, la quota di risorse proprie dei comuni impiegate nel welfare tende ad aumentare gradualmente nel tempo; dal punto di vista territoriale è decisamente più alta al Centro-Nord, dove raggiunge l’80% della spesa sociale territoriale al Nord-ovest, mentre scende al 62% al Sud e al 36% nelle Isole