Nei giorni scorsi la Commissione europea ha rilasciato il Digital Agenda Scoreboard 2015. In pratica ogni anno l’Unione europea fa il punto sui progressi dei paesi per raggiungere gli obiettivi dell’Agenda Digitale. Complessivamente l’Europa si è mossa. I progressi sono consistenti nell’e-commerce meno nella copertura in banda larga delle zone rurali. Secondo il Digital Economy and Society Index, che è stato aggiornato nei giorni scorsi, l’Italia è al 25esimo posto su 28 Paesi. Il che non è bene. E dimostra anche che nonostante gli annunci, davvero poco si è fatto per colmare il gap. Qui nell’Info interattiva una sintesi degli indicatori che vanno a comporre il Desi.
Qui invece trovate un po’ di grafici aggiornati incentrati sull’Italia che tengono traccia dei principali indicatori per misurare i progressi verso gli obiettivi dell’Agenda Digitale.
Quanto ai progressi europei ecco alcuni numeri.
Negli ultimi due anni ci sono 20 milioni di abbonamenti a internet veloce (almeno 30Mbps) in più. Ma il confronto sulla velocità (downloads and uploads) con gli Stati Uniti è impietoso: sia sulla linea fissa s (75GB vs. 39GB per month) che su quella mobile (1.8GB vs. 0.8GB per month on smartphones). Le telco europee stanno conoscendo una erosione dei ricavi dal 2010 (da 246 miliardi di euro del 2010 a 230 miliardi nel 2014), mentre negli Usa il fatturato continua ad aumentare. Quanto alle reti di nuova generazione (Nga) viaggia sopra i 300 Mbps il 68% delle famiglie, rispetto al 62% di un anno fa ma la copertura delle aree rurali resta significativamente inferiore.
Capitale umano.
In Europa il 75% della popolazione ha usato Internet almeno una volta a settimana nel 2014. Se si guarda alle fasce d’età, gli obiettivi dell’agenda digitale sono stati raggiunti incontrati prima della fine del 2015. Tuttavia il 18% della popolazione Ue non ha ancora mai usato internet. Il 40% della popolazione ha competenze informatiche insufficienti, Secondo lo studio la domanda di professionisti dell’Ict cresce più del 3% all’anno ma le imprese faticano a trovare personale qualificato nel settore. Chi risente di più di questa mancanza di offerta sono Germania, Regno Unito e Italia.
eCommerce, il cloud e servizi online
Più della metà (57%) degli utenti web dell’Unione usano l’online banking e quasi i due terzi (63%) fanno shopping online. Il 21% delle persone usa servizi cloud per memorizzare i file, mentre il 15% condivide i file. Tuttavia solo il 14,5% delle aziende vende online. Insufficiente anche l’adozione del cloud: il 97% delle imprese in Ue aveva una connessione internet nel 2014 ma solo il 19% ha usato servizi cloud.
E-government
Il 26% della popolazione utilizza i servizi di e-Government per presentare modulistica agli enti pubblici online (il target dell’agenda digitale era del 25%, e quindi è stato raggiunto). Tale cifra rappresenta più della metà degli utenti potenziali di eGovernment.
Ricerca e sviluppo
Il settore Ict rappresenta il 4% del PIL dell’UE e impiega circa 6.2 milioni di persone. Il settore guida il 17% della spesa totale delle imprese in ricerca e sviluppo e rappresenta il 26% delle innovazioni tecnologiche dell’UE (misurata dai brevetti), il 19% dell’occupazione in attività di conoscenza intensiva, il 25% delle esportazioni di beni ad alta tecnologia, il 20 % delle esportazioni di servizi ad alta intensità, e il 23% dell’occupazione nelle imprese innovative.
Nel suo primo anno di implementazione Horizon 2020 ha allocato 1,5 miliardi di euro in fondi per 545 progetti nel campo dell’ICT coinvolgendo più di 2.000 organizzazioni. Sempre nel 2014, Reti del futuro, Internet e micro/nanosistemi sono le aree di ricerca che hanno avuto i finanziamenti più alti.