Dopo i pesanti cali dei giorni scorsi per buona parte della seduta di ieri sembrava che le pressioni sulle commodities si fossero quantomeno attenuate. Nel pomeriggio tuttavia sono tornate le vendite. Il Bloomberg Commodity Index (paniere che monitora l’andamento delle principali materie prime) ha subito un nuovo ribasso dell’1% che lo ha portato ad aggiornare un nuovo minimo da marzo 2002. Ciò ha avuto immediati riflessi sulle azioni delle società minerarie e petrolifere. L’indice europeo del settore materie prime, reduce da un -3,36%, ha mancato il rimbalzo chiudendo gli scambi con un altro pesante calo del 2,13 per cento. Stesso copione per l’Oil &Gas che ha perso l’1,39 per cento.
Le notizie sulla crescita dell’occupazione negli Usa hanno alimentato le aspettative di un rialzo dei tassi da parte della Fed, con conseguenti ripercussioni negative sulle Commodity Currencies (le valute dei paesi sviluppati esportatori di materie prime). A risentire maggiormente della risalita del dollaro è stato il dollaro neozelandese con una perdita del 13,3% nell’ultimo trimestre. Forti perdite anche per Canada e Brasile, le cui valute hanno perso rispettivamente il 6,85% e il 6,75%. Il mercato obbligazionario nella giornata di ieri invece ha avuto un andamento positivo, con lo Spread Btp/Bund sceso a 116 punti base
Tratto da Il Sole 24 ORE del 24/07/2015, pagina 8