Apprendistato junior e alternanza scuola-lavoro: due vie per combattere la disoccupazione giovanile che il Jobs act e la legge sulla “buona scuola” hanno di recente rafforzato. E che puntano al forte coinvolgimento delle imprese. Lo scenario di partenza, del resto, non è dei più confortanti: 2,4 milioni di Neet – che non studiano e non lavorano – nella fascia 15-29 anni, un triste primato sullo scacchiere europeo dove solo la Grecia è messa peggio di noi (26,7%). E un tasso di disoccupazione giovanile record al 44,2% a giugno, come evidenziato venerdì scorso dall’Istat. Per rivitalizzare l’apprendistato di primo livello rivolto ai ragazzi dai 15 ai 25 anni – mai decollato con appena 3.400 giovani l’anno in progetti di formazione – il decreto 81 del 15 giugno ne allarga il raggio d’azione: non solo qualifica e diploma professionale, ma anche diploma di istruzione secondaria superiore e certificato di specializzazione tecnica superiore. Per la prima volta la norma parla chiaramente di un sistema duale, dove si integrano formazione e lavoro, con riferimento a titoli e qualifiche.
Le imprese ad aver partecipato a percorsi di alternanza scuola-lavoro nell’anno scolastico 2013-14 sono state 53.603, per la maggioranza provenienti dal settore “hotel e ristorazione” (34%) e dal manifatturiero (20,4%). Le scuole secondarie di II grado ad aver avviato i progetti di alternanza sono state invece 2.361 (il 43,7% del totale), tra le quali 1.030 istituti professionali, 883 istituti tecnici e 314 licei
Tratto da Il Sole 24 ORE del 03/08/2015, pagina 11