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finanza

Software padroni dei listini: il 65% degli scambi deciso dai robot

Il software, cavalcando gli innumerevoli sbalzi di Borsa di questi giorni, ha fatto il suo mestiere. Ha messo e tolto, quasi sempre in pochi secondi, migliaia di proposte di negoziazione. Si è infilato nei mille risvolti dello spread tra gli ordini di acquisto e vendita dei titoli. Insomma, ha sfruttato la volatilità. Certo, la strategia non è un’esclusiva del flash trader. Molti investitori tradizionali fanno soldi con gli «strappi» del mercato. Tuttavia, non può negarsi che l’attuale contesto è tra i più adatti all’High frequency trading (Hft). Un’operatività che, nonostante le strette regolamentari, recita un ruolo da protagonista. A Wall Street i flash boys valgono circa il 50% dei volumi scambiati. La percentuale scende un po’ in Europa ma rimane comunque significativa. Si assesta al 40%.

Il trading automatizzato dal 2004 ad oggi ha assunto sempre più importanza all’interno delle Borse, arrivando a gestire nel 2015 il 65% degli scambi negli Usa. In Europa la percentuale è leggermente più bassa (42%) ma rimane comunque importante, mentre i robot hanno meno peso in Asia (31%) e America Latina (25%). Le asset class in cui il peso del trading automatizzato è maggiore sono Equities (65% degli scambi gestiti da robot) e Futures (48%)



Tratto da Il Sole 24 ORE del 30/08/2015, pagina 5