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economia

Subfornitura: il 51,1% delle imprese si dichiara convinto dello sviluppo del proprio business

«Abbandonare la teoria della vetrinetta. Nelle Pmi che fanno subfornitura spesso c’è, all’ingresso, una vetrinetta con un campionario sterminato dei propri prodotti. Però spesso l’imprenditore non sa descrivere pezzo per pezzo, né dire a chi li vende e per farci cosa. Invece, proprio queste informazioni sono vitali per costruire la propria forza, all’estero e sul lungo periodo». A parlare è Massimo Lentsch, presidente e fondatore di Co.Mark, la società di consulenza di Bergamo, nata come studio di consulenza professionale nel 1998 e oggi società per azioni con una rete di 130 temporary export manager. Se infatti il trend della subfornitura in Italia fa registrare l’ennesimo segno più ( lo conferma l’Istat): +3% ad aprile rispetto allo stesso mese dell’anno scorso e +1,2% il primo trimestre rispetto allo stesso periodo 2014, è all’estero che, anche in questo segmento, l’Italia si gioca la partita.

Per il triennio 2015-2017 – secondo l’indagine condotta da GRS Ricerca e Strategia e presentata durante la fiera Mecsep della fornitura – solo il 10,9% si aspetta una contrazione, contro un 51,1% apertamente convinto del suo sviluppo e un 38,2% che crede non ci saranno grosse variazioni rispetto all’andamento attuale. Per quanto riguarda il fatturato 2015, il 46,2% delle imprese si aspetta di chiudere con una crescita, il 46,6% si aspetta stabilità, mentre si prospetta un calo solo per il 7,2%. Stesso andamento anche per l’occupazione: entro fine anno ben l’80,3% dichiara di voler mantenere stabile il numero di addetti, contro un 14,8% che prospetta incrementi e solo un 4,8% che prevede cali. Sul fronte degli ordini, si attende una sostanziale stabilità (59,9%), anche se oltre un quarto del campione (25,7%) prospetta una crescita

Tratto da Il Sole 24 ORE del 11/09/2015, pagina 15