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politica

Pensioni, dal Governo ipotesi di flessibilità in uscita. Ad oggi le pensioni rappresentano il 15,8% del Pil

Possibilità di pensionamento anticipato a 63 anni, e almeno 35 o 30 anni di contributi, con penalizzazioni del 3-4% fino a un massimo del 10-12% per il periodo mancante al raggiungimento della soglia di vecchiaia dei 66 anni da garantire a tre specifiche categorie di lavoratori: “esodandi” al di fuori delle “salvaguardie” già scattate, disoccupati over 62 sprovvisti di ammortizzatori sociali e donne, magari dando la priorità a quelle con figli. Sono queste le coordinate di riferimento su cui si starebbero muovendo i tecnici del Governo per confezionare un’ipotesi mirata di flessibilità in uscita per le pensioni, modellata su una sorta di restyling della cosiddetta “opzione donna”, da inserire nelle legge di stabilità insieme a un meccanismo altrettanto mirato di flessibilità contributiva. Che avrebbe la finalità di consentire al datore di lavoro di versare contributi al lavoratore anche una volta cessato il rapporto. Il tutto anche con l’obiettivo di favorire le staffette generazionali.

Il Governo sta lavorando ad un pacchetto per il pensionamento anticipato a 63 anni per “esodandi” al di fuori delle salvaguardie già scattate, disoccupati con più di 62 anni sporvvisti di ammortizzatori sociali e donne. Importante coniugare il diritto alla pensione per tutti i lavoratori con le possibilità di spesa pubblica. Ad oggi le pensioni pesano sul Pil per il 15,8% ovvero per 258.950 milioni di euro ma si stima che con la normativa vigente il peso rispetto al Pil possa ridursi arrivando al 15,4% nel 2019, percentuale che equivarrebbe a 282.440 milioni di euro

Tratto da Il Sole ORE del 23/09/2015, pagina 12