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economia

Produttività delle aziende al palo a causa di salari e deflazione. Le imprese pagano oltre 4 miliardi di extra-costi annui

Secondo il Centro studi di Confindustria, solo negli ultimi tre anni, ovvero dopo l’ultima tornata contrattuale, nel settore manifatturiero la crescita dei salari reali è stata del 4,6%, visto che le piattaforme sono state costruite su previsioni di inflazione che poi non si sono realizzate. Il modello di contrattazione è quello siglato nel 2009 con il “no” della Cgil, lo stesso anno dell’ultimo rinnovo dei contratti del pubblico impiego, poi congelati per via della crisi: un blocco che ha fatto risparmiare al datore di lavoro pubblico 11 miliardi su una massa stipendiale di 163,8 miliardi a fine 2014. Il problema è che mentre lo Stato risparmiava, per le imprese private che siglavano contratti crescevano invece gli extra-costi. Di quanto? La stima del Csc è di 4,1 miliardi annui per il sistema delle imprese, con una perdita di competitività che non ha effetti negativi solo sui bilanci aziendali ma, soprattutto, sul potenziale di crescita del Pil e, ancora una volta, di recupero dell’occupazione.

Secondo i dati raccolti dal Ref, dal 2012 i salari reali (e in particolare i salari reali del settore privato) hanno ricominciato a crescere ad un ritmo non corrispondente a quello dell’inflazione, e addirittura in controtendenza rispetto alla produttività (in calo costante dal 2013). Ciò ha comportato un aumento del Clup (costo del lavoro per unità del prodotto) con una conseguente riduzione della competitività delle imprese italiane e della loro propensione ad investire.

Tratto da Il Sole 24 ORE del 09/10/2015, pagina 8