Gli investimenti si confermano il principale freno al rilancio del Mezzogiorno. Nel rapporto annuale la Svimez stima anche per il 2015 un calo degli investimenti fissi lordi (-1%) mentre il Centro-Nord recupera l’1,5 per cento. Un dato che, unito a quelli sulla capacità produttiva dell’industria manifatturiera, sul livello di povertà e sul Pil pro capite, conferma che la crisi ha ampliato i divari preesistenti con il resto del Paese. Non giustifica ancora entusiasmi la sostanziale stazionarietà del Pil atteso nel 2015 (+0,1% a fronte del +1% del Centro-Nord e dello 0,8% nazionale) nonostante arrivi dopo una caduta durata sette anni. Di ripresa seppur debole nel Mezzogiorno, sottolinea la Svimez, si potrà parlare nel 2016 (previsione +0,7% rispetto al +1,5% delle regioni più dinamiche). «Il ritorno del segno più proprio al Sud» è comunque una buona notizia, commenta il premier Matteo Renzi in missione in America Latina
Il +0,1% di Pil nel sud Italia è un dato da accogliere positivamente, anche se la situazione economica resta critica e il divario con il Centro-Nord si è ampliato ulteriormente, in virtù del +1,0% di Pil registrato dalle regioni centro-settentrionali. La crisi, del resto, ha avuto conseguenze decisamente peggiori sul tessuto sociale ed economico del Sud: la produzione manifatturiera è calata del 34,8%, gli investimenti si sono dimezzati e sono andati persi 575mila posti di lavoro (in tutta Italia se ne sono persi 811mila).
Tratto da Il Sole 24 ORE del 28/10/2015, pagina 11