Da quando è stato introdotto nell’ordinamento giuridico la figura della start-up innovativa sono passati tre anni, anzi per la precisione due anni e undici mesi. In questo breve lasso di tempo le start-up innovative iscritte alla sezione speciale del Registro delle imprese delle camere di commercio sono cresciute fino a toccare quota 4.824, con una crescita a doppia cifra da giugno a settembre (+11,8%). Occupazione? I numeri sono piccoli ma i tassi di crescita sono alti. Analizzando il periodo settembre 2014-giugno 2015, il numero delle persone complessivamente coinvolte nelle startup innovative registra un incremento del 64%, passando da poco più di 13 mila unità a quasi 22 mila unità. Bilanci? Prevalentemente in rosso. Nel 2014, prevale la quota percentuale di start-up innovative che registra una perdita: 57,2% contro la restante quota (37,8%) che segnala un utile di esercizio. Ma le poche che vanno bene hanno Roi e Roe superiori alle società di capitali. Nel loro complesso per ogni euro di produzione le startup innovative generano in media 16 centesimi di valore aggiunto, un dato più basso di quello delle società di capitali. Limitatamente alle imprese in utile, le start-up generano, invece, più valore aggiunto rispetto alle società di capitali (33 centesimi contro 21), il 37% circa in più. Come dire, le poche che riescono a decollare generano una redditività superiore.
Secondo i dati dell’Aifi, gli investimenti nelle start-up italiane hanno subito un rallentamento sia in termini di numero di operazioni (passate da 158 nel 2013 a 106 nel 2014. con un calo del 33%) che nell’ammontare dell’investito, che è diminuito del 48% (43 milioni di euro nel 2014 contro gli 81 milioni dell’anno precedente). Nel periodo 2012-2014, in Italia, sono stati investiti in start-up innovative “solamente” 260 milioni di euro, contro gli 1,7 miliardi investiti in Francia e i quasi 2 miliardi in Germania.
Tratto da Il Sole 24 ORE del 13/11/2015, pagina 40