Italia patria delle biotecnologie. Nel nostro Paese la ricerca e la creazione di aziende che si occupano di tecnologie per la vita sono un’eccellenza. A dirlo sono i dati del rapporto BioInItaly 2015 sulle imprese di biotecnologie in Italia realizzato dal centro studi Assobiotec di Federchimica. Il rapporto è piuttosto articolato e analizza l’andamento facendo una puntuale suddivisione tra i diversi settori: red biotech (salute dell’uomo e degli animali), green biotech (agroalimentare), white biotech (biotecnologie industriali ed enfatizzando la differenza tra aziende biotech e pure biotech, le seconde si differenziano dalle prime perché «imprese il cui core business rientra prevalentemente nell’utilizzo di moderne tecniche biotecnologiche per lo sviluppo di prodotti o servizi per la cura dell’uomo o degli animali, la produttività agricola, le risorse rinnovabili, la produzione industriale e la tutela dell’ambiente».
Al 31 dicembre del 2014 tutti gli indicatori davano questo settore in crescita: 1,6% il numero delle imprese (384 di cui 251 pure biotech e di cui 225 pure biotech a capitale italiano), 4,2% il fatturato complessivo che supera i 7,7 miliardi di euro, investimenti in ricerca e sviluppo 4,5% a oltre 1,5 miliardi di euro con circa 7300 ricercatori. In pratica il biotech è in Italia uno dei settori che maggiormente investe in innovazione: mediamente il 19% del fatturato. Anche in un confronto europeo l’Italia appare ben messa: è terza per numero di imprese pure biotech (225) dopo Germania (428) e Regno Unito (309). A questi dati si deve aggiungere, poi, l’ottima produttività dei ricercatori italiani, che è la pù alta nel mondo.
Tratto da Il Sole 24 ORE del 17/11/2015, pagina 41