All’appello mancano circa 100mila tecnici. Giovani formati in particolare sulle nuove tecnologie che le azienda cercano senza esito. Questo nonostante negli ultimi anni il canale della formazione tecnica-tecnologica sia stato potenziato grazie allo sviluppo dell’istruzione tecnica superiore. Un canale sostitutivo dell’università che nasce dalla sinergia di aziende ed istruzione e che ha come obiettivo quello di formare figure professionali intermedie, tecnici cioè altamente specializzati che sempre di più costituiscono il cuore della capacità innovativa delle imprese stesse. Oggi – è stato questo il tema al centro del ventiduesimo Orientagiovani di Confindustria che si è svolto ieri a Milano – i giovani che conseguono questa specializzazione sono circa duemila, pochissimi se consideriamo la Germania, paese al cui modello facciamo riferimento e soprattutto pochissimi se si considera che passa dall’implementazione di questo genere di competenze la crescita del Paese.
La carenza di tecnici sarebbe da far risalire al basso numero di iscrizioni agli istituti tecnici scientifici che si registra annualmente in Italia. Sotto questo aspetto il confronto con la Germania è impietoso: nell’anno scolastico 2014/2015 gli iscritti agli Its in Italia sono stati 3.929 contro gli 895.701 in Germania, un discostamento che non si registra invece nel numero di iscritti all’università. Anche la percentuale di studenti lavoratori è tendenzialmente più bassa rispetto agli altri Paesi europei.
Tratto da Il Sole 24 ORE del 20/11/2015, pagina 13