Oggi le spie di tutta Europa hanno un solo nemico comune: il terrorismo. In questi giorni le riunioni a Bruxelles dei vertici dei servizi d’intelligence sono diventate frequenti. Tra club, forum e organismi vari, gli incontri si ripetono. Gli scambi informativi diventano – o almeno sarebbero – obbligati. L’attacco sanguinoso di Parigi e le minacce incombenti possono rompere uno schema consolidato. Fatto di gelosie, rivalità e riservatezze non necessarie. Ma la suggestione di un’Agenzia d’intelligence europea è tutta da mettere in pratica. I problemi sono enormi. Lo scetticismo quasi ovvio. La discussione, però, è in corso. E potrebbe fare breccia tra le resistenze. Soprattutto se, come si teme, arrivasse un nuovo attacco all’Europa.
Attualmente il Paese nell’Ue che spende di più in Sicurezza e Difesa è il Regno Unito, con circa 6,1 miliardi di euro l’anno impiegati per garantire la sicurezza dei propri cittadini. A livello di numero di addetti all’intelligence il record è invece della Germania (9.141), seguita da Francia (8.450) e Regno Unito (7.200). Gli addetti italiani all’intelligence sono solo 4.000, tuttavia il sistema italiano si basa sulla stretta collaborazione con le Forze dell’ordine ampiamente dislocate sul territorio (basti pensare alle 4.589 stazioni dell’Arma dei Carabinieri, un dato che non si riscontra negli altri Paesi) ed è quindi difficilmente comparabile con il resto d’Europa.
Tratto da Il Sole 24 ORE del 25/11/2015, pagina 10