Indica un intervallo di date:
  • Dal Al
economia

Imprese italiane sempre più innovatrici in macchinari, design e formazione

Su richiesta del Sole-24 Ore, il Centro Studi Confindustria ha compiuto una serie di elaborazioni sulla Community Innovation Survey di Eurostat. Gli esiti sono illuminanti. Mostrano il posizionamento del nostro tessuto imprenditoriale, secondo soltanto a quello tedesco. E chiariscono il paradosso italiano della innovazione disaggregata: se le nostre imprese sono dietro a tutte per R&S dichiarata nei bilanci (l’ufficio studi della Banca d’Italia ha coniato l’espressione «innovatori senza ricerca» dal titolo «Il gap innovativo del sistema produttivo italiano: radici e possibili rimedi»), la prospettiva cambia considerando altre spese in innovazione quali i macchinari e le apparecchiature, il design e la formazione. Nella manifattura, in Germania il 44% delle imprese ha compiuto negli ultimi due anni una innovazione di prodotto, mentre il 31% ha realizzato innovazioni di processo. In Italia le aziende fautrici di innovazione di prodotto si sono attestate al 32% e quelle autrici di innovazioni di processo sono state il 35 per cento. In Francia, entrambe le categorie si attestano al 28 per cento. In Spagna queste quote crollano al 14% e al 19 per cento. Nel Regno Unito, dove la specializzazione funzionale nei servizi finanziari ha oscurato negli ultimi anni un significativo back to manufacturing, queste proporzioni si attestano al 28% (innovazioni di prodotto) e al 17% (innovazioni di processo).

L’Italia spende in media l’1,3% del proprio Pil in innovazione e sviluppo. La regione più “innovativa” è il Lazio (1,7%) seguito da Emilia Romagna (1,6%) e Lombardia e Piemonte (1,4%). Per quanto riguarda le start up innovative, sul territorio italiano ce ne sono 0,96 ogni mille imprese (in questo caso il record è del Trentino Alto Adige, con 1,69 start up ogni 1000 imprese).

Tratto da Il Sole 24 ORE del 31/11/2015, pagina 31