Rallenta il passo delle liti di lavoro: in 12 mesi (dal 1° luglio 2014 al 30 giugno 2015) le nuove cause iscritte a giudizio sono calate del 9% in tribunale e del 17% in corte d’appello, facendo scendere le “pendenze” – cioè la mole di arretrato da smaltire – rispettivamente dell’11% e dell’8%, un trend che rafforza l’inversione di rotta innestata dopo il picco del 2011. In confronto all’anno giudiziario 2012/13 i dossier aperti sono scesi di quasi un quinto nei fori del primo grado e del 12% in quelli di secondo, in primis grazie alla riduzione nel settore privato (-21% nei tribunali). Una boccata d’ossigeno per i giudici del lavoro, che da anni operano a ranghi ridotti, anche se il numero di fascicoli ancora da esaminare resta alto: a giugno erano circa 217mila in tribunale e quasi 54mila nelle corti d’appello. L’equivalente di 518 casi a testa da valutare per anno nei tribunali (nel 2011 erano oltre 600) e 320 a giudice nelle corti d’appello e per entrambi i buchi in organico non mancano. Nei primi sono all’opera 26 presidenti (un posto è vacante dei 27 totali) e 392 magistrati (dei 38 scoperti su 430, 16 saranno assegnati a breve). In secondo grado ci sono invece 25 presidenti (4 vacanti su 29) e 144 consiglieri (8 vuoti su 152).
Nel 2015 si è registrato un calo delle cause di lavoro sia in tribunale che in corte d’appello. Il calo riguarda tanto le nuove cause iscritte (-18% in tribunale e -23% in corte d’appello rispetto al 2013), quanto quelle pendenti, rispettivamente -19% in tribunale e -12% in corte d’appello. Nonostante il calo evidente, il numero delle cause ancora da esaminare resta alto (216.638 in tribunale e 53.880 in corte d’appello).
Tratto da Il Sole 24 Ore del 30/11/2015, pagina 7