In quest’ottica sono state programmate rilevazioni ed elaborazioni statistiche espressamente orientate a misurare specifici fenomeni coinvolti in interventi di politiche pubbliche.
Ne sono alcuni esempi il monitoraggio delle riforme del mercato del lavoro, la valutazione degli interventi a supporto di start-up e pmi innovative, la rilevazione dei prezzi dei beni acquistati dalla pubblica amministrazione, i progetti condivisi con il Dipartimento per lo sviluppo e la coesione economica finalizzati ad aumentare in modo significativo l’offerta di dati e indicatori a livello territoriale a supporto delle politiche strutturali e di sviluppo
Per comprendere meglio la nascita di questa area è bene ricordare due cose. La legge che ha introdotto nel nostro ordinamento giuridico la startup innovativa è del 17 dicembre 2012. Da allora sono passati tre anni e sono nate 5016 nuove imprese. A ogni trimestre i tassi di crescita sono a doppia cifra. Tuttavia l’ecosistema è indubbiamente ancora fragile. Hanno tassi di mortalità bassissimi (solo 66 sono state cancellate dal registro speciale) ma faticano a mantenersi sulle proprie gambe. Risentono di quella che è la sindrome italiana da Pmi. Nascono, sopravvivono ma solo poche, pochissime compiono il salto di qualità. Due anni sono però ancora pochi per lamentare, la mancanza di unicorni o più banalmente di exit di rilievo. Nel corso di questi mesi la legge che ha introdotto nel nostro ordinamento è stata cambiata. La definizione stessa di startup innovativa è stata resa meno rigida. Sono nate le Pmi innovative. In qualche modo si è voluto rendere meno protezionista una misura che è nata per proteggere la nascita fragile di aziende speciali offrendo loro incentivi e agevolazioni, sopratutto sul fronte dei costi della burocrazia. Oggi più che mai servono risorse e investitori professionali. Serve il mercato.