Di libri e lettura ci siamo occupati qui, qui e qui. L’intento è quello di studiare come gli italiani, noi, imparano ad apprendere. Istat nei giorni scorso ha aggiornato al 2014 l’Indagine sulla produzione libraria” che offre una panoramica piuttosto puntuale sull’offerta di libri in Italia e sulle principali caratteristiche del settore editoriale.
Dal 1951, infatti, attraverso le interviste a tutte le case editrici italiane e agli altri enti, sia pubblici che privati, che svolgono attività editoriale, vengono raccolti dati statistici che consentono di descrivere la quantità e le principali caratteristiche dei libri pubblicati nel corso di ciascun anno.
Noi ci siamo interessati alla produzione di libri per adulti, distinguendo tiratura e produzione per capire dove guardano gli editori e dove il lettore. Le due classifiche sono riassunte nell’Info Data e mostrano che nonostante proclami a favore delle buone letture, appelli al ritorno del bel mondo antico, quello che i lettori chiedono sono come sempre storie, romanzi, racconti. Possibilmente scritte bene. Poi se puntiamo lo sguardo alla tiratura media scopriamo che in seconda posizione ci sono i gialli, in terza le ricette di cucina e in quarta i dizionari. Proprio così. I dizionari. Diventiamo matti a leggere i dizionari.
Alla popolazione oggetto di rilevazione, composta complessivamente da circa 2.200 editori, appartengono anche le aziende e gli enti che stampano libri e pubblicazioni come attività secondaria e che sono presenti, seppure in modo non continuativo, sul mercato editoriale.
Per opere librarie, in conformità alle indicazioni dell’Unesco per l’armonizzazione delle statistiche internazionali si intendono le pubblicazioni composte da almeno cinque pagine, esclusi i prodotti editoriali a carattere prettamente propagandistico o pubblicitario e le pubblicazioni informative di servizio (cataloghi, listini prezzi, orari ferroviari, elenchi telefonici e simili).