Indica un intervallo di date:
  • Dal Al
economia

Il Pil pro capite del Mezzogiorno è la metà rispetto a quello del Nord

Il Pil pro capite nel Mezzogiorno (16.761 euro) è quasi la metà di quello del Nord-Ovest (30.821) e poco cambia se si guarda al Nord-Est (29.734 euro). È quanto emerge dalle tavole Istat nel rapporto «Noi Italia». I dati sono del 2014, con una media nazionale che a 25.256 euro, la più bassa, stando alle serie riportate, almeno da 10 anni, ovvero dal 2004. I numeri sullo spaccato territoriale non vanno oltre il 2014, lasciando fuori il 2015, anno in cui, almeno a livello nazionale, il Pil è salito dello 0,8%. Facendo invece un passo indietro, l’Istat ricorda che «nel 2013, le famiglie residenti in Italia hanno percepito un reddito disponibile netto (esclusi i fitti imputati) pari, in media, a 29.473 euro, circa 2.456 euro al mese. Tuttavia, poiché la distribuzione dei redditi è asimmetrica (il valore medio è decisamente superiore a quello mediano), il 50% delle famiglie ha percepito un reddito non superiore a 24.310 euro, corrispondente a 2.026 euro al mese».  Qui l’articolo sul Sole 24 Ore.com
Le Info data sono realizzate da Istat

Scrive Istat:”La fase di profonda recessione attraversata negli ultimi anni ha riportato, a partire dal 2009, il Pil pro capite in termini reali a un livello inferiore a quello del 2000, con una diminuzione del 9,9% negli ultimi dieci anni”.
Consumi interni. Dal 2009 la quota dei consumi finali interni in rapporto al Pil si attesta intorno all’82%, mentre continua la discesa, iniziata nel 2008, della quota di investimenti. Le esportazioni del Centro-Nord (88,6% del totale nazionale) sono in aumento di 0,7 punti percentuali rispetto all’anno precedente, mentre quelle del Mezzogiorno subiscono una diminuzione di egual misura.Tra il 2010 e il 2014 la produttività del lavoro nel settore dell’economia di mercato è aumentata solamente dello 0,3%. Dopo l’aumento dell’1,2% del 2013, la produttività del lavoro è diminuita dello 0,9% per effetto congiunto del calo del valore aggiunto (-0,6%) e di un modesto incremento dell’input di lavoro (+0,2%).Le regioni e il pil 

Scrive Istat: nel 2014 nel Centro-Nord il Pil pro capite è sceso del 10,0% rispetto al 2005; nel Mezzogiorno la caduta è stata più intensa (-11,7%). Il divario territoriale si mantiene ampio in termini di livello, con valori più bassi in Calabria e Campania (inferiori a 16 mila euro), più elevati nella provincia autonoma di Bolzano e in Valle d’Aosta, seguite da Lombardia, provincia autonoma di Trento, Emilia-Romagna e Lazio, tutte con valori superiori ai 30 mila euro.
Le ripartizioni territoriali con le quote più elevate di esportazioni sono il Nord-ovest (40,2%) e il Nord-est (31,8%); in particolare, la Lombardia (27,5%) è anche la regione con il maggior numero di operatori all’export (oltre 61 mila).
Nel 2013 la quota dei consumi finali interni sul Pil è molto elevata nelle regioni del Mezzogiorno, superando il 100 per cento in Calabria, Sicilia, Sardegna e Puglia; il valore minimo si registra in Lombardia.
Il prolungarsi della crisi economica ha comportato una diminuzione della quota degli investimenti sul Pil in quasi tutte le regioni; solo Basilicata, provincia autonoma di Bolzano e Molise registrano una crescita degli investimenti in termini reali.
La crescita della produttività del lavoro supera la media nazionale nel Nord (1,3%) e nelle Isole (1,4%), mentre è inferiore nel Sud (1,0%) e nel Centro (0,7%). Tutte le regioni del Mezzogiorno si collocano in fondo alla graduatoria del valore aggiunto per ora lavorata; Lombardia e Trentino-Alto Adige registrano livelli notevolmente superiori alla media nazionale.