Nel futuro vediamo un passaggio dal prima il mobile al prima l’intelligenza artificiale. Così si è espresso mercoledì scorso Sundar Pichai, ceo di Google, durante Google I/O, l’annuale conferenza dedicata agli sviluppatori, in cui ha come di consueto annunciato molte novità. Ed è proprio l’intelligenza artificiale la chiave di lettura che consente di comprendere le mosse del gigante di Mountain View. Se a prima vista possono sembrare reazioni a specifiche mosse dei concorrenti (con la nuova app di messaggistica Allo che si oppone al travolgente successo di Whatsapp del rivale Facebook, mentre Google Home, l’assistente casalingo che permette di conversare con Google a voce, si affianca all’Echo lanciato da Amazon un anno fa), il filo conduttore di tutto questo è l’intelligenza artificiale che permette ai computer di analizzare i testi e comunicare direttamente con le persone.
Si tratta dei cosiddetti “chatbot”, che gestiranno gran parte delle interazioni commerciali su Internet del prossimo futuro. L’interesse crescente per il settore ha scatenato una “caccia” alle società di intelligenza artificiale: Google, Amazon, Apple, IBM, Yahoo, Facebook, Intel hanno acquisito negli ultimi tre anni una ventina di aziende di Ia. Sono cresciuti anche i venture capital investiti, passando dai 45 milioni di dollari del 2010 ai 310 milioni dello scorso anno.
L’Italia può vantare una certa esperienza nel campo della tecnologia di analisi dei testi; per esempio, la piattaforma semantica Cogito della modenese Expert System è commercializzata anche negli Usa. E sta facendo nascere altre aziende: attraverso un accordo con l’incubatore Digital Magics, Cogito è stata concessa in uso a condizioni agevolate a startup come Mimesi, (creazione di rassegne stampa) e Buzzoole (analisi dei contenuti dei social media).
Articolo uscito il 20/5/2016 a pagina 31 del Sole 24 Ore.