In Italia il numero degli scoraggiati (persone che sarebbero disponibili a lavorare, ma non cercano – e quindi inattivi) è il più alto in Europa, con oltre 3,5 milioni di persone (circa il 14% della forza lavoro nazionale contro una media europea del 4,7%). Lo sostiene Eurostat secondo cui il nostro Paese è in cima alla classifica. Sarebbero italiani infatti quasi un terzo degli europei in questa condizione, certificando, per leggere i dati in positivo, l’enorme potenziale disponibile nella nostra economia. Per un confronto, in Germania, Paese con una popolazione più ampia, si contano solo 533 mila persone nella “potenziale forza di lavoro supplementare”, in Francia 674 mila e in Spagna 949 mila, che pure, quest’ultima, ha un tasso di disoccupazione molto più elevato di quello italiano.
L’Italia è sempre stata prima in Europa per questa classifica, ma dal 2005 ad oggi la cifra degli scoraggiati è aumentata di 1 milione e 300 mila persone, mentre in Spagna, per fare un confronto, si è ridotta di 100mila unità.
I dati italiani. Più nello specifico: cercano un lavoro attivamente ma non sarebbero pronti ad accettarlo immediatamente poco più di 100 mila persone e il 60% degli inattivi che vorrebbero un lavoro è rappresentato da donne. Accanto agli “scoraggiati” coloro che invece cercano un lavoro attivamente ma non sarebbero pronti ad accettarlo immediatemente sono poco più di 100 mila. Al 60 per cento gli inattivi che però vorrebbero un lavoro è rappresentato da donne. Alle spalle dell’Italia si piazzano, distanziate, Croazia (9,2%), Lussemburgo (7,8%), Finlandia (7,7%) e Bulgaria (7,1%).
In Europa. Sono due su dieci gli impiegati part-time nell’Ue. Più di un quinto di loro (10 milioni) però, non ha scelto spontaneamente una giornata lavorativa più breve, ma è stato costretto ad accettare la formula. Ciò significa che queste persone avrebbero voluto stare di più al lavoro, ma non si sono verificate le condizioni economiche necessarie perché questo succedesse.
La tendenza riguarda soprattutto le donne che rappresentano il 66% dei lavoratori insoddisfatti del proprio part-time. In generale Eurostat rileva che in tutta l’Unione a 28 la popolazione attiva tra 15 e 74 anni ammonta a 220 milioni di persone, di cui 23 milioni disoccupati laddove gli inattivi sono 136 milioni.