La cattiva notizia è che il numero di decessi è in aumento. Quella buona è che sono in calo quelli causati da infarto e ictus. Dicono questo i dati rilasciati nei giorni scorsi da Eurostat e relativi alle morti per patologie cardiovascolari nei Paesi europei.
Nel 2013, questo il dato più aggiornato, in Europa più di un milione di persone sono morte a causa di questo tipo di disturbi: 644mila i decessi legati ad attacchi di cuore, 433mila quelli dovuti ad ictus. Patologie che hanno rappresentato rispettivamente il 12,9% e l’8,7% del totale dei decessi registrati nel corso dell’anno. Percentuali che evidenziano l’aspetto positivo: rispetto al 2000, quando gli attacchi di cuore rappresentavano il 16,6% delle cause di morte e gli ictus si attestavano all’11,5%, si registra un calo dei decessi legato a queste patologie.
L’elemento negativo riguarda invece l’aumento dei decessi: Eurostat ne ha censiti in totale 4 milioni e 340mila nel 2000, mentre nel 2013 il totale delle persone morte in Europa è salito a 5 milioni e 100mila. Allo stesso tempo, a inizio secolo i decessi per disturbi cardiaci furono 767mila e sono scesi a 644mila nel 2013, mentre quelli legati agli ictus furono 519mila e sono scesi a 433mila. Sarà insomma l’effetto della prevenzione, delle campagne contro il fumo, della maggiore attenzione alla dieta, del miglioramento delle tecniche di cura, ma le patologie cardiovascolari appaiono meno letali oggi che all’inizio degli anni Duemila.
E in Italia? Nel 1994, il primo anno per cui Eurostat ha effettuato la raccolta di questo tipo di dati, le anagrafi comunali registrarono 555mila decessi, contro i 599mila del 2013. Anno che ha visto il primo calo dopo un trend in costante crescita, che nel 2012 aveva toccato il punto più alto con 613mila funerali. Nell’anno dei mondiali americani, poco meno di 74mila persone morirono a causa di un attacco di cuore, vent’anni più tardi la cifra è scesa a 71mila. Mentre per quanto riguarda i decessi legati ad ictus si è passati anche in questo caso da poco meno di 74mila a 58mila. È qui, dunque, che si sono concentrati tutti gli elementi positivi che hanno contribuito in maniera significativa ad una riduzione dei decessi. Tutto bene? Non esattamente: l’Italia è il secondo Paese europeo per morti per ischemia cerebrale dopo la Germania, dove nel 2013 si sono registrati appena 300 decessi in più che nel Belpaese. Ma rispetto al 1994 i tedeschi hanno ridotto in misura maggiore i decessi legati a questa patologia. Vent’anni fa, infatti, furono più di 104mila i pazienti uccisi da un ictus in Germania. Da questo punto di vista, insomma, Berlino ha fatto meglio di Roma.
https://public.tableau.com/views/Mortiperictuseattacchicardiaci/Dashboard1?:embed=y&:display_count=yes&:showTabs=y