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economia

Sale il costo orario del lavoro in Europa ma è in Italia il calo maggiore

Il costo orario del lavoro nell’eurozona è salito dell’1,7% nel primo trimestre rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Nell’ultimo trimestre 2015 era aumentato dell’1,3%. Lo comunica Eurostat. Nell’Ue nel suo insieme, l’indice è ugualmente salito dell’1,7% mentre nell’ultimo trimestre 2015 era aumentato del 2%. L’Italia è il Paese Ue che ha registrato invece il maggior calo, con un taglio di -1,5%. Nell’ultimo trimestre 2015 la riduzione era stata addirittura del 2,1%. Il solo altro Paese Ue dove è nei primi tre mesi del 2016 è diminuito il costo del lavoro è Cipro, con -0,5%. Gli aumenti maggiori, invece, sono stati registrati in Romania (+10,4%), Bulgaria (+7,7%), Estonia (+6,9%), Lituania (+6,1%) and Lettonia (+4,7%).

 

L’indice del costo del lavoro è un indicatore di breve periodo e mostra lo sviluppo di costi orari del lavoro sostenuti dai datori di lavoro, in termini nominali e senza l’adeguamento per l’andamento dei prezzi. Si è calcolato dividendo il costo del lavoro in moneta nazionale per il numero di ore lavorate. Pertanto, lo sviluppo di variabili, costi di manodopera e di ore lavorate, influenzano l’evoluzione dell’anno indice (base = 2012).
Nel 2015, la media costo orario del lavoro in tutta l’economia (escluse agricoltura e pubblica amministrazione) è stimata essere 25 euro nell’UE-28 e 29,5 euro nella zona euro (EA-19).
Wage and salary costs (WAG) include direct remuneration, bonuses, and allowances paid by an employer in cash or in kind to an employee in return for work done, payments to employees saving schemes, payments for days not worked and remuneration in kind such as food, drink, fuel, company cars, etc
Labour costs other than wages and salaries (OTH – non-wage costs) include the employers’ social contributions plus employment taxes regarded as labour costs less subsidies intended to refund part or all of the employer’s cost of direct remuneration. Eurostat publishes Labour Cost Index data for NACE Rev. 2 sections B to S. The aggregate is referred to as “Whole economy” for the sake of simplification, even if agriculture, activities of households as employers and activities of extraterritorial organisations are excluded
Eurostat pubblica i dati dell’indice del costo del lavoro per NACE Rev. 2 sezioni B a S. L’aggregato è indicato come “Intera economia” per la fini di semplificazione, anche se l’agricoltura, attività di famiglie e convivenze come datori di lavoro e le attività delle organizzazioni extraterritoriali sono escluso.

Produttività e crescita del costo del lavoro. 
In Italia “la crescita della produttività resta debole e nonostante il rallentamento della crescita del costo unitario del lavoro dall’inizio della crisi, la crescita complessiva di tale indicatore resta la piu’ altra dell’area euro”. Lo indica l’Ocse nel comunicare i dati trimestrali sul costo del lavoro. Nei 34 Paesi aderenti all’Organizzazione, il costo unitario del lavoro in media e’ salito dello 0,1% nel secondo trimestre, come nei primi tre mesi dell’anno. L’andamento riflette un aumento dei costi di retribuzione dello 0,5% (contro +0,1% nel primo trimestre), in parte compensato da un incremento dello 0,4% della produttivita‘ (Pil per persona occupata) che aveva avuto una dinamica piatta nei tre mesi precedenti.
 

Nell’Info abbiamo preso il secondo trimestre come base 100 per valutare l’andamento delle componenti che descrivono la produttività di un Paese.
In base alle statistiche dell’Ocse, in Germania il costo unitario del lavoro è salito dello 0,5% dopo +0,4% nel primo trimestre, con un aumento dei costi salariali dello 0,8% (dopo +0,7%) e un incremento della produttività dello 0,3%, come nel primo trimestre. In Francia il costo del lavoro e’ salito dello 0,4% (dopo -0,2%), con costi salariali a +0,3% (dopo +0,4%) e produttivita‘ -0,1% dopo +0,6%. In Spagna il costo unitario del lavoro e’ calato dello 0,5% (dopo +0,7%), per effetto di una flessione dello 0,5% dei costi di retribuzione (dopo +0,8%) e di un aumento della produttività dello 0,1%, come nel primo trimestre. In Portogallo il costo unitario del lavoro e’ salito dell’1,2% dopo +4,1%, con un aumento dei costi di retribuzione dello 0,4% dopo +3,7%, mentre la produttivita‘ e’ nuovamente in calo (-0,8% dopo -0,3%). La flessione maggiore del costo unitario del lavoro e’ avvenuta in Grecia ed e’ pari a -2,3%, derivante da una diminuzione dei costi salariali di -2,6% a cui si associa d’altro canto un calo della produttivita‘ dello 0,2%