La strada per l’uscita del Regno Unito dall’Unione europea è ancora lunga, ma si cominciano a prospettare i possibili scenari futuri.
Efta (European Free Trade Association)
È l’associazione che fondarono proprio gli inglesi nel 1960 e dalla quale uscirono nel momento in cui aderirono all’Ue. Attualmente vi fanno parte Norvegia, Islanda, Svizzera e Liechtenstein. L’Efta si occupa del commercio di beni e servizi, di investimenti, dell’eliminazione delle barriere tecniche al commercio, dei trasporti di terra e aerei, della proprietà intellettuale, di appalti governativi, di mobilità delle persone, di aiuti di stato e concorrenza.
Se Londra dovesse decidere di tornare a fare parte dell’Efta, si ricostituirebbe una specie di mercato unico con i quattro paesi che, tuttora, fanno parte dell’associazione; non avrebbe nessuna relazione con i Paesi dell’Ue.
See (Spazio economico europeo)
Si tratta dell’accordo tra gli stati membri dell’Ue e gli stati appartenenti all’Efta (ad eccezione della Svizzera). Questo accordo prevede una reciproca forma di integrazione commerciale significativa. Questa via sarebbe l’unica da scegliere se il Regno Unito decidesse di mantenere dei rapporti con l’Unione europea. I paesi dello Spazio economico europeo possono concorrere con i membri dell’Ue per aggiudicarsi i finanziamenti di tredici programmi europei; Norvegia, Islanda e Liechtenstein, infatti, sono inclusi nei programmi Erasmus+ e Horizon 2020.
Intesa ad hoc
La terza soluzione possibile è la stipula di un accordo ad hoc. In questo caso la Gran Bretagna seguirebbe l’esempio della Svizzera: un pacchetto di accordi ad hoc, tra Londra e l’Ue che comprende un accordo di libero scambio, ma anche intese settoriali che coprano tutti i settori di integrazione su cui le parti trovino un’intesa.
Se le parti decidessero di mantenere un sistema più coerente e strutturato di relazioni, lo strumento migliore sarebbe la stipula di un accordo di associazione tra la Ue e Londra, regolato dall’articolo 217 Tfue.